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Spettacoli giovedì 03 aprile 2014 ore 10:15

Il Flaminio e l'opera da camera chiudono la stagione lirica del Verdi

Uno dei capolavori barocchi oggi meno rappresentati, cantato da giovani provenienti dalle esperienze di opera Studio



PISA — L'opera da camera chiude la stagione lirica 2013-14 del Teatro Verdi. Venerdì 4 aprile, alle 20,30 in sala Titta Ruffo, è di scena Il Flaminio, uno dei capolavori di Giovanni Battista Pergolesi.
Il grande compositore barocco nato a Jesi nel 1710 e morto a Pozzuoli nel 1736, a soli 26 anni, riscosse in vita enormi riconoscimenti da parte dei contemporanei, prevalentemente nei due grandi centri musicali dell’epoca, Roma e Napoli, e post mortem crescenti successi in tutta Europa tanto da renderlo, già alla metà del Settecento, un vero e proprio mito.
È un’opera, Il Flaminio, che è abbastanza difficile veder rappresentata ai giorni nostri e che qui viene proposta in un allestimento molto essenziale, frutto di una virtuosa sintesi fra formazione e produzione. Questo Flaminio, infatti, è nato nell’ambito del progetto Opera Network, che ha visto insieme importanti soggetti istituzionali, fra cui il Teatro di Pisa e Maggio Fiorentino Formazione, ed è già andato in scena la scorsa estate al Teatro Odeon di Firenze, all’interno della Rassegna “A Night at the Opera in Florence”.
Dirige l’opera Federico Bardazzi, sul podio dell’Ensemble di Maggio Fiorentino Formazione che suonerà su strumenti originali. Il cast vocale è formato da giovani artisti, tutti ormai noti al pubblico pisano perché in larga parte provenienti dalle diverse esperienze del progetto LTL Opera Studio e, quest’anno, fra gli interpreti di molti dei titoli che si sono avvicendati in cartellone. Flaminio sarà il tenore Massimiliano Silvestri, Giustina il mezzosoprano Sofia Janelidze, Polidoro il tenore Fabio Mario La Mattina, Bastiano il basso Juan José Navarro, Checca il mezzosoprano Emanuela Grassi, Agata il soprano Raffaella Palumbo, Ferdinando il tenore Andrea Schifaudo. Videoproiezioni di Cecilia Galli (Asbjan Project), regista assistente Teresa Gargano.
“Commedia per musica in tre atti” su libretto di Gennarantonio Federico, questo Flaminio è proposto nella traduzione dal napoletano e versione in lingua moderna di Marcello Lippi, una scelta dovuta all’esigenza di facilitarne al massimo la comprensione, come spiega lo stesso Lippi: "La mia idea è di presentarla con i recitativi parlati, come nell’originale, oggetto dell’edizione storica degli Amici della Musica da Camera di Roma, ma traducendoli in italiano a causa del dialetto napoletano usato dal Federico, talmente stretto da essere ostico alla comprensione dei napoletani stessi".
Rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1735, Il Flaminio ha come principali motivi di interesse l’utilizzo di diversi registri musicali a seconda della classe sociale del personaggio e dei rispettivi caratteri, comico o sentimentale, come era nella consuetudine della commedia napoletana per musica dell’epoca; i recitativi, appunto, parlati; l’alternanza fra arie serie e momenti musicalmente più leggeri se non addirittura comici.Il soggetto dell’opera, di carattere gioioso e ricco di ironia, ruota intorno al tema dell’amore, in un continuo gioco di equivoci com’era del resto tipico nella Commedia dell’Arte. Il tutto è ambientato nella villa fuori Napoli del ricco Polidoro e di sua sorella Agata. Polidoro è innamorato della giovane vedova Giustina, che però non disdegna la corte di Giulio, finto nome dietro cui si cela il segretario di Polidoro, Flaminio, che di lei è innamorato, mentre di lui s’è innamorata Agata. A complicare le cose contribuisce l’arrivo in villa del fidanzato di Agata, Ferdinando. Fanno da contraltare agli accadimenti due servi scanzonati e divertenti, Checca e Bastiano, che naturalmente amoreggiano fra loro. Tutto sfocerà nell’inevitabile lieto fine: Flaminio svelerà a Giustina la propria vera identità quando capirà che anche lei lo ama, e con loro due anche tutte le altre coppie coroneranno il trionfo dell’amore. Un’opera davvero deliziosa e godibilissima, una perla imprescindibile per conoscere ulteriormente la personalità creativa di Pergolesi, estremamente raffinata e complessa, e la sua straordinaria genialità nel restituirci con la sua musica un’epoca e una società viste con uno sguardo beffardo e insieme malinconico.


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