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James Taylor al teatro degli Arcimboldi

di - mercoledì 29 aprile 2015 ore 12:18

Mi sembra doveroso spendere parole per raccontarvi cosa significa assistere ad un concerto di James Taylor in un meraviglioso teatro come quello degli Arcimboldi a Milano. Un uomo che radica le sue opere da fine anni 60, ringraziando i Beatles per la chance datagli di registrare insieme qualche pezzo presso la Apple Records.. Poi tutto il resto lo sapete; un uomo che negli anni '80 è caduto nella depressione e nella droga e che poi ha saputo rialzarsi con grande forza, tornando a produrre con altissima qualità.

Un insieme di emozioni dovute alla musica, alla location, alle persone, e a lui, come persona.

Partiamo dalla musica: potrebbe parlare da sola, in effetti. E ci si stupisce spesso di come canzoni ormai datate, ascoltate e riascoltate lascino ogni volta ad ogni ascolto una sensazione differente. La musica di James Taylor è ciò che probabilmente ascoltano i santi in paradiso: piacevole, leggera, positiva. Un connubio tra pop, folk, blues e soul. Solo lui è in grado con voce e chitarra di trasmettere piacevolezza e appagamento.

Il concerto è stato eccezionale perché nonostante l'età passi, la voce è rimasta tale, delicatissima. Per non parlare del tocco alla chitarra acustica.. un trionfo assoluto di bellezza. È inutile che stia a parlare di tutte le canzoni che ha interpretato, ma posso soltanto dire che ha creato un legame speciale tra lui, le canzoni ed il teatro, e quando ciò avviene passa in secondo piano il pezzo in se.

La location poi ha esaltato l'acustica del concerto a livelli altissimi. Sembrava di essere lì accanto a lui. Perfetto.

La gente era in estasi. Grandi e piccoli a vedere un perfetto amico esibirsi e stupire. C'era gente dalla Carolina come lui, e gente dal Massachusetts, la sua seconda casa, emozionati dalle storie di Millworker e dalle celebri menzioni in Sweet Baby James. Alla fine tutti in piedi, quando al terzo encore, arriva finalmente You've Got A Friend e ci si accorge che tutto il teatro si sta commuovendo dalla profondità della sua interpretazione, e dal fatto che in quel momento l'unico seduto, sul suo inseparabile panchetto è proprio James. Brividi veri.


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