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Attualità domenica 01 marzo 2020 ore 11:37

Coronavirus, Lopalco,"Basta blaterare su letalità"

Pier Luigi Lopalco

Il noto epidemiologo dell'Università di Pisa:"Non è la letalità, ma la velocità di diffusione dei casi e la quota di casi che necessitano assistenza"



PISA — "Sembra che il problema maggiore da risolvere in questo momento in Italia è stabilire quale sia la letalità di COVID19.

2%, 1%, 0,00001%? In una pandemia quello che ci deve preoccupare non è la letalità, ma la velocità di diffusione dei casi e la quota di casi che necessitano assistenza".

Lo ha affermato Pier Luigi Lopalco, epidemiologo, professore ordinario di Igiene dell'Università di Pisa, a proposito di coronavirus. Lopalco, in questi giorni apparso molte volte sulle tv nazionali proprio per parlare del Covid 19, è un noto scienziato. Alla trasmissione Piazza Pulita, su La7, qualche giorno fa, aveva detto: "Questo virus ha caratteristiche pandemiche. È la facilità di diffusione il problema, gli stessi numeri di 6 anni di influenza noi li vediamo in 4 settimane di coronavirus".

E oggi ha ribadito questi concetti dalla sua pagina facebook:

"Sono i malati che mandano in tilt il sistema. Primo fra tutti medici ed infermieri. E poi le forze dell'ordine. Ma anche contadini, allevatori, camionisti.

Insomma basta discutere su quanto sia letale questo coronavirus. Basta ripetere la sciocchezza che si tratta di una influenza: l'influenza è una malattia stagionale, non pandemica. Anche se l'impatto sul singolo individuo del virus influenzale fosse lo stesso del coronavirus (e non lo è), l'impatto sulla popolazione non sarebbe comunque paragonabile.

Basta traccheggiare sulle misure di contenimento. Più si alza la barriera, più si rallenta la velocità di diffusione e l'impatto della pandemia."

Ma quali sono le giuste regole da seguire dunque? Per Lopalco il famoso decalogo del manifesto dell'istituto superiore di sanità e del ministero della salute ( che comincia col "Lavarsi spesso le mani" ) ma anche la raccomandazione che "Ognuno faccia la sua parte". 

"Vede - spiega Lopalco raggiunto telefonicamente da QuiNews - dimezzando i contatti giornalieri che ognuno di noi ha con altre persone, si riduce il rischio fino all'ottanta - novanta per cento. E lo stesso ragionamento vale per i luoghi affollati. Se non è necessario è meglio non frequentarli". 



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