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Cronaca mercoledì 11 settembre 2019 ore 21:40

Maleodoranze a San Piero, ecco il motivo

Ecco l'esito dei sopralluoghi effettuati da tecnici del Dipartimento ARPAT di Pisa a seguito di numerose segnalazioni di maleodoranze



PISA — "A partire dal 3 settembre 2019, l'URP di ARPAT - riferisce una nota dell'agenzia regionale di protezione per l'ambiente della Toscana - ha registrato numerose segnalazioni, inviate dai cittadini residenti nell'area di San Piero a Grado-La Vettola e zone limitrofe, per maleodoranze. In particolare si riferivano cattivi odori acri percepiti in orario notturno e nelle prime ore del mattino.

Personale tecnico del Dipartimento ARPAT di Pisa ha effettuato un primo sopralluogo nella mattina del 5 settembre presso la zona in questione, evidenziando, seppur in forma lieve, la presenza degli odori segnalati ma non individuando una possibile causa.

Accertamenti effettuati, nella zona, da personale del comando Carabinieri Forestale di Pisa avevano evidenziato la presenza di diversi camion che trasportavano materiale per trattamenti agronomici, già in corso da alcuni giorni, presso una azienda agricola della zona.

Il 6 settembre è stato effettuato un secondo sopralluogo congiunto tra personale del Comando Carabinieri Forestale di Pisa, personale dell'Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) Toscana-Umbria ed ARPAT, presso la stessa azienda, in località Castagnolo a San Piero a Grado".

Nel corso dell'intervento effettuato, finalizzato a verificare la natura dei prodotti impiegati e le modalità di spandimento eseguite, è stato accertato che

"Sui terreni dell'azienda (oltre 200 ettari), posti ad est dell'abitato di San Piero, oltre l'autostrada e la pineta, erano in corso trattamenti agronomici effettuati mediante spandimento di "gesso di defecazione" (prodotto ottenuto da idrolisi, ed eventuale attacco enzimatico, di materiali biologici mediante calce e successiva precipitazione mediante acido solforico) classificato come correttivo, tale materiale proveniva da una ditta lombarda e al momento del sopralluogo erano presenti, sul sito, tre camion in attesa di scaricare il correttivo; il correttivo dall'aspetto semisolido, scaricato all'interno di due cassoni in metallo interrati mediante pala meccanica, era collocato su appositi mezzi agricoli per il relativo spandimento; lo spandimento era effettuato direttamente sul terreno, senza alcun trattamento preventivo (aratura), mediante dispersione in aria e ricaduta; il terreno, per quanto riferito, sarebbe stato ricoperto entro le 24 h successive al trattamento; il materiale evidenziava un odore fecale piuttosto intenso e persistente, particolarmente acuto nella zona di dispersione."

Nel corso dell'accertamento, il personale ICQRF ha effettuato il campionamento del "gesso di defecazione" da destinare ad accertamenti per la verifica della rispondenza alla normativa di settore.

Il 9 settembre, personale del Dipartimento di Prevenzione, AF Igiene Pubblica e Nutrizione dell'Azienda USL toscana Nord Ovest, ha effettuato un sopralluogo sia presso le zone indicate da un esponente sia presso la azienda agricola. Nel corso del sopralluogo sono state rilevate le maleodoranze lamentate e confermate le evidenze raccolte da ARPAT.

“Stamattina ho subito attivato gli uffici – commenta il Sindaco Michele Conti – per approfondire la causa di questi effluvi e per avviare le verifiche del caso. Sono pronto, all’esito dell’istruttoria e delle verifiche che mi risultano in corso di svolgimento anche da parte degli altri enti pubblici preposti, a emettere un’ordinanza per contrastare pratiche sconvenienti per la collettività, che creano disagio e allarmismi nella popolazione. Se poi si trattasse, come qualcuno sostiene, di spandimento di fanghi da depurazione su terreni di proprietà privata, la mia azione sarà ancora più incisiva; ritengo infatti che l’interesse pubblico vada tutelato fino in fondo, soprattutto a fronte di un privato che per inseguire un dubbio profitto mette a rischio la salubrità dell’ambiente, oltretutto in una zona delicata e considerata pre Parco, al confine con il territorio di competenza del parco di San Rossore – Migliarino”.


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