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Attualità domenica 08 novembre 2020 ore 10:04

"Mancano posti letto intensivi e sub-intensivi"

Paolo Malacarne
Paolo Malacarne

Emergenza Covid negli ospedali, amarezza di Malacarne: "La nostra proposta di maggio è stata ignorata. E’ tempo di cambiare rapidamente rotta"



PISA — Paolo Malacarne, primario di anestesia e rianimazione all'ospedale Cisanello di Pisa è intervenuto per segnalare la situazione drammatica per gli ospedali, in questa seconda ondata della pandemia di Covid-19.

Malacarne ha detto che "mancano i posti letto intensivi e sub-intensivi per i malati covid" e ha aggiunto che questa situazione era "facilmente prevedibile", almeno da chi "giorno e notte ha lavorato e lavora con i malati covid e ha il polso della situazione".

Poi ha ripreso: "Dopo la carenza dei posti letto ordinari (in qualche modo in risoluzione nonostante le lamentele a me poco comprensibili di alcuni Sindaci di Città dove insistono alcuni “piccoli ospedali” riconvertiti da “non covid” a “misti”) è arrivata la carenza dei posti letto intensivi e sub-intensivi. La percentuale di malati gravi di questa recrudescenza appare minore rispetto a quella di Marzo-Maggio, ma aumentando il numero totale dei malati, si sapeva che si sarebbe arrivati ad un aumento dei malati intensivi e sub-intensivi". Malacarne fa riferimento ai malati col casco e a quelli intubati.

Il primario ha poi raccontato cosa succede nel suo ospedale: "Nelle ultime 48 ore ho fatto consulenza, tra gli altri, a 4 malati che sono rimasti in pronto soccorso nel mio ospedale infilati nel famoso “casco da CPAP” per almeno 24 ore prima di trovare un posto letto intensivo-sub-intensivo (i cittadini di Pisa e zone limitrofe dovrebbero non finire mai di ringraziare chi al P.S., medici, infermieri, oss e personale addetto alla sanificazione, li assiste come se fossero già ricoverati in un letto....che però non c’è). Nelle ultime 48 ore a Pisa abbiamo viaggiato costantemente con 0 o 1 letto intensivo-sub-intensivo libero o liberabile sui 32 disponibili". 

Che la situazione sia drammatica è evidente: "E domani? - si è chiesto Malacarne - E nel resto della nostra Area Vasta, a quanto mi raccontano occasionalmente i miei colleghi rianimatori, la situazione non è molto diversa. Eppure a fine Maggio, i primari di rianimazione della nostra Area Vasta avevano fornito alle rispettive Direzioni Aziendali un prospetto molto semplice nel quale si specificavano, ospedale per ospedale, quali e quanti letti intensivi/sub-intensivi si sarebbero dovuti aprire in caso di recrudescenza pandemica, incrementando progressivamente il numero con la progressiva saturazione (80%) dei letti utilizzati".

Malacarne ha ricordato il piano previsto da Cisanello: "Per l’ospedale di Pisa prevedevamo di aprire letti intensivi/sub-intensivi covid dapprima a Cisanello fino a 18; successivamente passare a 24 letti a Cisanello e 6 a S. Chiara, identificata quest’ultima come struttura meno idonea al trattamento dei malati acuti gravi più complessi e più idonea al trattamento dei malati “ancora ventilati” in fase di “cronicità”, e via dicendo. Con amarezza devo dire che la nostra proposta, almeno qui a Pisa, è stata totalmente ignorata da chi nelle scorse settimane ha preso le decisioni relative a dove e quanti posti letto intensivi e sub-intensivi aprire e con quale personale, decisori tra i quali non ho trovato chi ha effettivamente lavorato a contatto con i malati nella fase di Marzo-Maggio".

Poi il primario ha sottolineato l'importanza del fattore umano e della professionalità: "Un posto letto intensivo o sub-intensivo salva un malato solo se accanto al monitor e al ventilatore ci sono un medico e un infermiere esperto (cioè quelli che già hanno vissuto l’esperienza Covid di Marzo-Maggio) o meno esperto ma comunque avvezzo alle pratiche anestesiologiche e affiancato da un esperto: è ovvio che all’aumentare della necessità di posti letto intensivi/sub-intensivi si devono forzatamente ridurre quelle attività non di emergenza-urgenza che vedono quotidianamente impegnati quei medici e quegli infermieri esperti o “meno esperti ma comunque avvezzi”, cioè ridurre le attività chirurgiche di elezione rinviabili". 

"E’ tempo di cambiare rapidamente rotta - ha concluso Malacarne - e decidere coinvolgendo in queste decisioni chi ha esperienza di questi malati e ha certamente buone idee e soluzioni da proporre".


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