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Attualità martedì 03 ottobre 2017 ore 10:54

Paleopatologia, il cancro non è un male moderno

La Corte Aragonese di Napoli

Lo rivela una ricerca dell'Università di Pisa pubblicata da Lancet Oncology. Lo studio effettuato sulle mummie della corte aragonese di Napoli



PISA — Le genti del passato si ammalavano di cancro? Il tumore è una patologia che affligge solo il mondo moderno? Sono domande che ormai da decenni si pone la comunità scientifica a causa del progressivo aumento di incidenza di diverse neoplasie tra la popolazione attuale.

Ha provato a dare una risposta l’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa diretta dalla professoressa Valentina Giuffra che, in un articolo pubblicato sulla rivista internazionale Lancet Oncology, ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il cancro sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno.

Gli studiosi, analizzando con moderne tecniche istologiche, immunoistochimiche e molecolari le decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti ad identificare ben tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 ed i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-94) ed un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-76).

“Sono scoperte estremamente importanti - ha commentato il professore Gino Fornaciari, da decenni impegnato sullo studio delle mummie napoletane - perché non solo rappresentano tre dei cinque tumori maligni dei tessuti molli mai diagnosticati in paleopatologia ma sono stati tutti diagnosticati in una stessa ristretta popolazione, quella della corte aragonese della Napoli rinascimentale a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento”.

Si scopre così che, se nel piccolo gruppo di undici mummie (dieci uomini ed una donna) tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27 per cento, un dato assai vicino al 31 per cento riscontrato nei paesi industrializzati moderni.

“Possiamo ipotizzare - ha aggiunto il dottore Raffaele Gaeta, coautore della pubblicazione - che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 55 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”.

L’articolo di Lancet dunque può essere un nuovo punto di partenza per lo studio della carcinogenesi del passato, ma solo ulteriori future indagini paleopatologiche potranno definitivamente risolvere quello che viene definito "il problema del cancro nell’antichità".


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