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Politica mercoledì 08 novembre 2017 ore 11:00

Pieroni e Fontanelli attaccano Renzi

Il consigliere regionale parla di "Presunzione e autoreferenzialità", il deputato di Mdp chiede di "Mettere da parte Renzi" per favorire intese



PISA — Non si sono fatte attendere le reazioni locali al voto siciliano, con, sullo sfondo, non solo le elezioni politiche di primavera, ma anche quelle che si svolgeranno quasi in contemporanea a Pisa per eleggere il nuovo sindaco.

E in casa Pd i malumori non mancano. Se ne è fatto portavoce il consigliere regionale Andrea Pieroni, lettiano ed esponente della minoranza del partito:“La sconfitta elettorale in Sicilia e' netta e pesante, non tanto e non solo per il risultato, in buona parte atteso e previsto, quanto per l'irrilevanza e la marginalità politica cui il PD è confinato in una regione da 5 milioni di abitanti. E soprattutto, perché i risultati siciliani aprono scenari preoccupanti in vista delle elezioni politiche del prossimo marzo. Liquidare tutto ancora una volta banalizzando e semplificando, pensando che la Sicilia non faccia testo, più che irresponsabile sarebbe colpevole. Anche perché il dato siciliano si aggiunge ad altre pesantissime sconfitte in città grandi e piccole, in comuni urbani e in aree rurali, dal nord al sud dell'Italia.

Dunque, le elezioni politiche prossime rischiano davvero di essere l'ultima chiamata per il PD! Perché ciò non accada dobbiamo rivedere un po' di cose. Intanto dobbiamo imparare a riflettere sulle sconfitte, comprendere gli errori, decifrare il messaggio che gli elettori intendono inviarci. Ancor prima di pensare alle alleanze, dobbiamo riannodare i legami con le espressioni organizzate della società: il modello del capo che parla col popolo è sbagliato e fuorviante. La disintermediazione praticata a lungo dal nostro segretario non è in linea con le migliori tradizioni politiche che hanno fondato il PD appena 10 anni fa. 

Dobbiamo archiviare modi e prassi segnate da presunzione, arroganza, autorefenzialita' o vocazione maggioritaria che dir si voglia. Dobbiamo riaprire canali di ascolto e dialogo con i nostri potenziali alleati, in una logica di pari dignità. Dobbiamo far prevalere l'interesse comune alle aspirazioni individuali. Dobbiamo essere leali e fedeli al nostro mandato di forza ancorata saldamente al centrosinistra, rinunciando a tentazioni innaturali di accordi con pezzi del campo avverso. Insomma, di lavoro da fare ne abbiamo molto e il tempo è poco. E' il tempo degli uomini e delle donne di buona volontà”.

"La cosa più curiosa di queste ore, dopo il voto siciliano, è leggere gli appelli di esponenti del PD, soprattutto i renziani doc, per la ricomposizione unitaria del centrosinistra.", scrive invece il deputato di Mdp Paolo Fontanelli sul suo blog.

"Sono gli stessi che non si sono mai interrogati sulle sconfitte di questi anni, nelle elezioni regionali e comunali e poi nel referendum del 4 dicembre. Anzi in quella occasione ci spiegavano, andate a rileggere i loro post, che in fondo nel referendum il PD non aveva perso ma aveva “confermato un bacino elettorale del 40%”.

Ora, alla luce della batosta in Sicilia, peraltro assai prevedibile, dicono che la colpa è della divisione che ha voluto Mdp. Però subito dopo, per addolcire il clima, chiedono di “mettere da parte i rancori” e trovare una intesa in vista delle prossime elezioni, e si dimenticano che in Sicilia l’elemento scatenante della frattura è stato l’accordo siglato a Roma tra Renzi e Alfano.

E poi se il problema fosse davvero quello dei “rancori personali” la prima cosa che dovrebbero fare per rendere credibile l’appello all’unita’ sarebbe quello di mettere da parte Renzi, in quanto fattore divisivo. Certamente non il solo e non da una sola parte, ma indubbiamente il più condizionante. Invece così non è. Anzi l’unità si dovrebbe trovare proprio sotto la sua guida. Siamo alla recita dell’assurdo. In realtà non si vuole affrontare il problema di fondo, che è quello delle politiche fatte in questi anni, dal lavoro, alla scuola, alle riforme che strizzano l’occhio al plebiscitarismo, alla mancanza di azioni visibili e credibili per combattere o ridurre le diseguaglianze. Sono queste politiche che hanno deluso e demotivato tantissimi elettori e militanti della sinistra e del centrosinistra e li hanno spinto verso il non voto, non le alchimie o le tattiche sugli schieramenti politici, e nemmeno le battute velenose fra Renzi e D’Alema. 

Tuttavia il tema resta quello di riuscire a mettere in campo un progetto aggregante a sinistra che sia credibile e in grado di segnare una novità nel panorama politico italiano, in quanto capace di dare rappresentanza alla domanda di cambiamento economico nel senso dell’equita’ e della giustizia sociale". 


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