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Cronaca martedì 14 agosto 2018 ore 11:06

Sfruttamento prostituzione, otto misure cautelari

All'alba operazione del nucleo investigativo dei Carabinieri di Pisa. Otto misure cautelari per sfruttamento della prostituzione



PISA — Associazione per delinquere, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione a scopo di prostituzione. Sono questi i pesanti capi di imputazione che gravano su otto indagati che, stamani, tra Pisa, Viareggio, Massarosa e Livorno, sono stati raggiunti dalle misure cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pisa ed eseguite dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Pisa.

Quattro persone sono finite in carcere. Per gli altri quattro, invece, è scattato l’obbligo di dimora, con il divieto di lasciare l’abitazione nelle ore notturne.

Proprio il Nucleo Investigativo, circa due anni fa, aveva avviato e condotto una complessa indagine, che ha nel tempo aveva svelato un’intricata maglia di rapporti fra transessuali brasiliani e complici italiani, che, per anni, hanno tratto profitto dalla prostituzione di trenta altri transessuali brasiliani, costretti a vendersi in strada per pagare i debiti contratti con le “madrine”. 

La segnalazione pervenuta agli investigatori, nell’estate del 2016, da una transessuale esasperata dalle continue pressioni di chi l’aveva “accomodata” in un appartamento pisano e “autorizzata” a prostituirsi per strada, ha dato luogo a pedinamenti, identificazioni, intercettazioni telefoniche e ambientali che, a partire da una coppia di transessuali—di cui una sottoposta a intervento chirurgico per il cambio di sesso—, ha visto il coinvolgimento di altri connazionali e di alcuni italiani. La coppia di transessuali aveva base a Pisa e organizzava l’arrivo dei connazionali: giovani brasiliani pronti a prostituirsi per mantenersi da vivere. 

I due organizzatori facevano accomodare le connazionali in alcuni appartamenti cittadini e, di sera, organizzavano il loro trasporto per il “luogo di lavoro”, a bordo strada, in particolare sull’Aurelia, in zona Migliarino Pisano oppure in prossimità della zona “Navicelli” e nei vicini quartieri. I trasporti erano effettuati da autisti italiani, membri a tutti gli effetti dell’associazione a delinquere, che si facevano pagare dai transessuali per ogni viaggio, andata e ritorno. 

Le giovani vittime erano di fatto obbligati a prostituirsi per diversi mesi, per poter pagare il debito alle due “madrine”, che, per permettere ai transessuali di prostituirsi, chiedevano inizialmente il saldo di 5.000 euro: senonché, il debito era destinato a lievitare, fino anche a 20.000 euro, prima che la prostituta potesse essere dichiarata “libera”. 

Quando era raggiunta la libertà, le transessuali erano invitate ad abbandonare i luoghi di prostituzione, perché le madrine erano in continua attesa di altri giovani dal Brasile: “carne fresca”, secondo il gergo emerso dalle intercettazioni.

Oltre alle due madrine, altre due transessuali brasiliane, peraltro già indagate, in passato, per simili reati, erano coinvolte nel sodalizio. I due, d’accordo con "le madrine", gestivano l’affitto delle piazzole, in zona Navicelli di Pisa e pretendevano la pigione per ogni ora trascorsa sulla strada.

Un altro transessuale, nel corso degli accertamenti, ha fatto emergere il proprio ruolo nell’associazione per delinquere. Pur non essendone promotore, è stato identificato come partecipante al sodalizio, soprattutto nella gestione di alcune vittime transessuali che le due madrine si preoccupavano di ospitare e alle quali assegnavano le piazzole di sosta per potersi prostituire. 

Il ruolo degli italiani, un livornese di 38 anni, e un 45enne napoletano, domiciliato a Massarosa, era subordinato a quello dei brasiliani: di fatto, consisteva proprio nel “supporto” alle attività. Con una telefonata di preavviso, anche piuttosto tardiva, gli italiani si mettevano a disposizione delle madrine e andavano a prelevare i transessuali dalla casa dove erano stati sistemati, per accompagnarli nella piazzola prevista. 

Al termine dell’attività, che normalmente veniva svolta dalle 22 circa fino alle 2 del mattino, gli autisti tornavano a prendere i transessuali e li riaccompagnavano a casa, a meno che non avessero questi stessi trovato un “passaggio”, fornito da un cliente.

Il quarto italiano coinvolto nell’indagine, un 44enne originario di Napoli, e uno dei tre autisti, inoltre, si sono prestati anche per favorire la permanenza in Italia di due brasiliani che tenevano le fila dell'organizzazione: i due, che non avevano regolari contratti di lavoro, necessitavano infatti di un appiglio giuridico, per non vedersi espellere dal territorio nazionale, allo scadere del permesso di soggiorno. Per questo motivo sono stati celebrati un matrimonio e una unione civile a Pisa.

Le indagini, dirette dal Pubblico Ministero Paola Rizzo, hanno delineato i contorni di un’associazione che gestiva un flusso di denaro annuo che superava alcune centinaia di migliaia di euro. 

I gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, consistenti nel concreto rischio di reiterazione del reato, hanno fatto sì che il Giudice per le Indagini Preliminari, emettesse la misura cautelare, per la quale i quattro, definiti “promotori” dell’associazione, sono finiti in carcere, i primi due a Pisa e gli altri due a Lucca.


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