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Attualità domenica 22 dicembre 2019 ore 07:00

​Pisa, Volterra e Pontedera nel mezzo

Ora le città della Torre e del Mastio si contendono il primato della cultura nazionale. Mentre la città della Vespa guarda verso l'alto della Valdera



PONTEDERA — Cominciamo questo nostro difficile ragionamento con un esempio: ai pontaderesi delle famose sette generazioni dispiace parecchio che il loro Andrea sia quasi sempre appellato 'Pisano', vedi le recenti cerimonie per il restauro della sua splendida porta sud del Battistero di Firenze, nonostante il ritrovamento di documenti attestanti la sua pontaderesità di nascita. 

Il nostro Andrea che dall'alto guarda la città nella bella piazza a lui intitolata... 

Questione, querelle, di campanile, anzi di campanilismo? Certo. In questa vicenda artistica il campanilismo c'entra come campanilismo non solo calcistico c'è fra Pontedera e Ponsacco (uscito soprattutto per questo motivo dall'Unione Valdera della quale Pontedera è oggettivamente il principale riferimento), fra Palaia e Peccioli e via e via. Se non porta guerre (ci mancherebbe...) come nel medio evo, il campanilismo è infatti sinonimo di amore per il posto dove si è nati o dove si abita volentieri.

Ma se Matteo Renzi avesse vinto il famoso referendum costituzionale del 2016, la Provincia di Pisa non esisterebbe più, mentre invece c'è ancora pur se ridotta a un organismo di seconda serie. Diciamo di serie B. E se gli italiani avessero votato sì più di quanti votarono no, Pontedera, Volterra, San Miniato (o Santa Croce) avrebbero tutte e tre un titolo di capoluogo di distretto (o qualcosa del genere) secondo lo studio fatto allora dalla Regione.

Ma il ragionamento si fa ancora più difficile: a Volterra sono state condotte anche battaglie politico-sociali-campanilistiche per passare in Provincia di Siena e nella sanità senese "perché Pisa - questa la tesi - è in un territorio troppo lontano diverso dal nostro". E ora scoppia un altro caso perché Volterra e Pisa hanno entrambe fatto richiesta per ottenere nel 2021 il titolo di capitale della cultura italiana (mentre Matera si gode gli ultimi dieci giorni da capitale europea).

E in questo 'cozzo', parola che anche Manzoni usò nel suo romanzo, è entrata, o finita, anche Pontedera, il cui nuovo sindaco Matteo Franconi ha spiegato ufficialmente che la Valdera deve stare più unita e che già da tempo Pontedera e l' Alta Valdera di Renzo Macelloni si sono alleate con Volterra e la Valdicecina per promuovere, intanto e soprattutto, il turismo culturale. Recentemente sono state unificate anche le due Società della Salute, ma Volterra protesta ancora per la 'troppa preferenza' data all'ospedale pontaderese rispetto al suo. La questione si ingarbuglia ancora di più e la politica non sa del tutto come fare per districarla.

E' possibile accordarsi? Si e no. 

Pontedera, ad esempio, ha avuto nei secoli diversi contrasti con Pisa, che pure l'aveva fondata, a causa dei suoi divieti di realizzare una ferrovia diretta per Livorno senza passare da Pisa o una ferrovia da Pontedera a Volterra come proseguimento di quella bombardata e distrutta fra Pontedera e Lucca. Mentre il sindaco architetto Luigi Bellincioni si dimise due volte perché non gli fu consentito di realizzare un canale artificiale fra Pontedera e l' Emissario del Bientina che avrebbe consentito la navigabilità verso Livorno senza passare, siamo alle solite, da Pisa.

Si potrebbe proseguire ancora a lungo con queste vicende ma l'attualità mette in evidenza il contrasto di primariato culturale fra Volterra e Pisa, primariato di campanile e di presenze turistiche. Vedremo come andrà a finire mentre qualcuno sussurra che nella questione c'entri anche la politica, di centrodestra a marca leghista nella piana pisana e di centrosinistra a Volterra e Valdicecina. Forse la politica c'entra qualcosa ma, del resto, anche Mussolini dovette sudare sette camicie e ricorrere a un ente esterno per metter d'accordo Pisa e Livorno che si contendevano il litorale. Eppure Mussolini era Mussolini.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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