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Cgil: "Accoglienza non è soggiorno coatto"

Il sindacato commenta la gara per la gestione dell’accoglienza di 70 profughi a Santa Croce sull’Arno: "Coinvolgere istituzioni e comunità"

"La scelta di imporre alle comunità locali un certo numero di profughi ha a nostro avviso più il profilo del soggiorno coatto che quello della reale accoglienza".

Lo dice la Cgil in merito alla gara bandita dalla prefettura e finalizzata alla gestione dell’accoglienza di 70 profughi nel Comune di Santa Croce sull’Arno.

"Non si può -commenta il sindacato- parlare di accoglienza senza coinvolgere istituzioni e comunità interessate che accolgono".

Per la Cgil "l'accoglienza di persone che hanno già subito i traumi di guerre e calamità significa lavorare per costruire percorsi di inserimento finalizzati a ricostruire forti spazi di relazioni umane tra i soggetti interessati dall’accoglienza ed il contesto che li accoglie. In questo senso la realtà cozza con il merito delle scelte prodotte che sembrano seguire piuttosto altre logiche, innanzitutto economiche. Pensare di far vivere queste persone in una struttura fatiscente come l’ex Hotel Corallo da anni disabitata è un’ipotesi che stride plasticamente con qualunque idea di accoglienza dignitosa e appare invece più come una scelta non adeguatamente meditata che rischia di minare profondamente quel modello di convivenza e integrazione che, grazie ad anni di lavoro e impegno istituzionale e comunitario, ha fatto del comune di S. Croce sull’Arno un esempio virtuoso anche a livello nazionale. Se a questo si aggiungono le voci, tutt’altro che rassicuranti, che sembrerebbero legare il soggetto ritenuto aggiudicatario della gara alle recenti criminali e vergognose vicende dell’inchiesta “Mafia Capitale” allora il quadro, tutto negativo, è completo. Bene fa quindi, come preannunciato a mezzo stampa, il prefetto a fare luce piena su questo ultimo aspetto nonché, nella riunione del 31 marzo, a cercare di recuperare un rapporto con le istituzioni e le comunità interessate; e bene ha fatto il Sindaco di S. Croce a riproporre il “modello toscano” fatto di dialogo e partecipazione come presupposto per una reale politica di accoglienza. Perché si tratta di accoglienza, e non di soggiorno coatto".