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Uccise due cagnolini, condanna confermata

La Cassazione respinge la tesi di legittima difesa con cui un pastore aveva tentato di difendersi per il suo gesto: "Cani di piccola taglia"

Cani troppo piccoli per risultare una minaccia

"Gli animali uccisi erano di piccola taglia e scarsamente aggressivi [...] non potendo in alcun modo rappresentare un pericolo per un gregge ben protetto dal pastore": con questa motivazione la cassazione ha respinto il ricorso di un pastore colpevole di avere ucciso due cagnolini e poi di averli scaraventati in un fiume, confermando le condanne comminate in primo grado dal tribunale di Pisa e in appello dalla corte di Firenze. 

La sentenza, la numero 7426/17, è stata pubblicata ieri ed è destinata a fare scuola: l'imputato, un pastore, si era difeso asserendo di aver percepito come minacciato il proprio gregge dai due cagnolini. In buona sostanza, l'uomo invocava la legittima difesa. La cassazione, però, ha fatto suo il ragionamento della corte d'appello di Firenze stabilendo che i cani uccisi, così piccoli e il cui carattere mansueto era stato rilevato dalle testimonianze, non potevano costituire minaccia tale da richiederne l'uccisione. 

La sentenza di cassazione mette fine alla vicenda giudiziaria. Adesso il pastore dovrà scontare sei mesi di reclusione.