Cronaca

Bambini con problemi al palato, l'assistenza a Pisa

Inaugurato il percorso assistenziale dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana

Inaugurato il Percorso assistenziale integrato per la cura della labiopalatoschisi. Il progetto attivato all’ospedale Santa Chiara di Pisa, è nato grazie alla collaborazione tra l’Azienda universitaria ospedaliera pisana e Aismel.

Il programma prevede un team di specialisti coadiuvati da Gian Luca Gatti, che si occupa dei bambini affetti da questa patologia, seguendoli dalla diagnosi alla riabilitazione e che offre alle famiglie un ambulatorio multidisciplinare dove ricevere tutte le informazioni di cui hanno bisogno, anche prima della nascita dei piccoli pazienti.

Un percorso, spiega il direttore generale dell’Aoup Carlo Tommasini “che opera in un ambito molto delicato, che investe una sensibilità particolare e che segna un importante passo in avanti per il trattamento della labiopalatoschisi”.

Questa patologia consiste in una malformazione congenita, la più comune in Italia, che interessa il labbro superiore e il palato del neonato e il cui trattamento primario è quello chirurgico.

Grazie all’affidabilità delle tecniche e alla preparazione del personale, i rischi connessi all’interventi, sia per la durata della degenza che per le complicazioni, sono ridotte al minimo minimo: nel 2013 la degenza media è stata di 4 giorni, mentre il tasso di complicazioni, peraltro tutte risolte, è stato dello 0,25%.

Solo a Pisa, negli ultimi 5 anni sono stati effettuati oltre 800 interventi per questa patologia, 252 nel 2013 e gli ambulatori hanno ricevuto 700 visite annuali di cui il 90% da parte di pazienti provenienti da fuori Regione.

Si tratta di notevoli traguardi ai quali adesso si aggiunge anche questo progetto che, spiega l'Aismel "non deve essere concepito come un punto di arrivo, ma come l’inizio di un lungo percorso informativo e assistenziale”.
Anche l'Agbalt di Pisa, l'Associazione genitori di bambini affetti da leucemia e tumori svolge un ruolo fondamentale mettendo a disposizione, ove necessario, i propri alloggi per piccoli e genitori per tutta la durata del periodo "ospedaliero".