Cronaca

Bigattiera, attesa la sentenza della Corte europea

La decisione potrebbe arrivare tra qualche ora. Fino a quel momento tutto fermo. La polizia è sul posto, ma non può procedere

Ore decisive per la sorte del campo rom della Bigattiera, dove ancora vivono 45 persone. Africa insieme e Rebeldia si sono affidate a un legale genovese per presentare un ricorso urgente alla Corte europea, che potrebbe pronunciarsi sulla questione nelle prossime ore.

Fino a quel momento, al campo rom tutto rimane fermo. I poliziotti incaricati dell'operazione restano sul posto, ma non possono procedere.

Padre Agostino, che da anni vive nella comunità rom della Bigattiera accusa l'amministrazione di "insensibilità e mancato dialogo".

Sul posto sono giunte anche alcune maestre della scuola elementare Viviani di Marina di Pisa, frequentata dai bambini presenti nel campo. "Da quando hanno tolto il servizio scuolabus, spesso passiamo a prendere i bambini per portarli a scuola. Se vengono lasciati per strada non li vedremo più e si interromperà un percorso d'integrazione finora portato avanti con impegno".

Dure le parole di Simonetta Ghezzani (Sel) e Ciccio Auletta (Ucic -Prc): "Ribadiamo che, a differenza di quanto detto dall'amministrazione, a queste persone non è mai stata offerta nessuna alternativa".

I Gruppi di maggioranza (Pd, Riformisti per Pisa, In lista per Pisa), difendono invece l'operato del sindaco: "L'ordinanza è un atto dovuto e voluto dalla giunta e dalla maggioranza in attuazione del Programma di mandato che prevede la chiusura dei campi abusivi. Un atto condiviso in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.

"E' auspicabile -proseguono i consiglieri- che chi occupa il campo, non essendo neppure in possesso del titolo di soggiorno e avendo dimostrato una condotta deprecabile, dia seguito all'ordinanza e lasci l'area ormai inquinata e pericolosa. Comunque, l'obiettivo dell'ordinanza deve essere raggiunto in ossequio della legalità. Chi difende i campi abusivi permanenti va contro le politiche europee, nazionali e regionali che sono proprio fondate sul superamento di questa forma degradante e pericolosa di accoglienza”.