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Dalle ricerche a Pisa alla guida della Aaai

Francesca Rossi è stata eletta Presidente dell’associazione internazionale sull’Intelligenza Artificiale più prestigiosa al mondo

Francesca Rossi

Tracciare il perimetro “etico” del futuro. È quanto vuole fare Francesca Rossi, esperta internazionale di Intelligenza Artificiale con un passato all’Università di Pisa, da poco nominata presidente della Association for the Advancement of Artificial Intelligence (AAAI), l’associazione di settore più prestigiosa, i cui soci sono circa 4.000 ricercatori di AI sparsi in tutto il mondo.

Per Rossi si apre tra poco un primo biennio da President-Elected dell’AAAI, che la vedrà al fianco del presidente dell’Associazione, il Prof. Bart Selman della Carnegie Mellon University. Dal 2022 inizierà, invece, il suo mandato vero e proprio che durerà fino al 2024, per poi proseguire con un ultimo biennio da Past-President. Sei anni in cui attuare il suo programma e un riconoscimento prestigioso, che corona una carriera di successo, iniziata nelle aule di Scienze dell'informazione dell’Università di Pisa, dove si è laureata nel 1986 per poi conseguirvi nel 1993 il dottorato di ricerca in Informatica e continuare poi come ricercatrice.

Dopo sei anni da ricercatrice presso l’ateneo pisano (1992-1998), l’addio alla città della Torre nel 1998, per diventare professore associato, e poi ordinario, di informatica presso l’Università di Padova, e da qui volare negli Stati Uniti dove, dopo un sabbatico alla Harvard University, è da 5 anni AI Ethics Global Leader di IBM e ricercatrice di punta dell’IBM Research AI Thomas J. Watson Research Center di Yorktown Heights nello Stato di New York (USA).

"Nel mio lavoro mi occupo principalmente degli aspetti etici dell’Intelligenza Artificiale – ha commentato la professoressa Francesca Rossi – e la nomina a presidente dell’AAAI mi offre adesso l’opportunità di poter influenzare e supportare le strategie future della ricerca in questo particolare ambito". 

"La formazione avuta a Pisa è stata fondamentale – ha ricordato –. In particolare devo molto al professor Ugo Montanari il cui metodo di lavoro, rigoroso e disciplinato sia dal punto di vista scientifico che organizzativo, mi ha influenzato e aiutato in questi anni, donandomi un approccio alla ricerca vista anche come servizio alla comunità".