Gennaro Gattuso è il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana. La nomina è arrivata ieri dopo giorni complicati per gli Azzurri, reduci da un’esordio disastroso contro la Norvegia. A lui il compito di ricostruire, di riportare in alto l’Italia dopo due mondiali mancati. Ma se per tanti sarà un ritorno all’azzurro dopo il trionfo del 2006, per Pisa è soprattutto un’emozione diversa: un pezzo di questa nomina nasce sotto la Torre.
Era l’agosto del 2015 quando Rino si presentò a Pisa in una conferenza stampa gremita e piena di tensione. Una squadra costruita in fretta, una società sull’orlo del fallimento, un’estate di polemiche. Ma da quel caos nacque qualcosa di forte. Gattuso non fu solo un allenatore. Fu un punto di riferimento, un manager moderno, uno che studiava tutto, dai video agli allenamenti, passando per l’alimentazione. Portò uno standard nuovo. Pretendeva tanto, ma era il primo a dare tutto. Umile, diretto, autentico.
In panchina non si limitò mai alla retorica. Andava oltre. Dopo poche settimane il Pisa era imbattuto da otto giornate. A Foggia scrisse la sua prima vera impresa da tecnico: promozione in Serie B con una squadra che nessuno considerava favorita. In quella finale mise in mostra non solo grinta, ma intelligenza tattica. Studiò gli avversari, cambiò atteggiamento, gestì la pressione. Fu una lezione per tutti. Gattuso incarnò davvero il “Principe” di Machiavelli: leone, volpe e centauro, tutto insieme.
Il popolo nerazzurro lo amò subito. Non solo per i risultati, ma per come li otteneva. Per le strette di mano, per la sincerità, per averci messo la faccia sempre, anche quando la società era ferma e le risposte non arrivavano. In quei mesi Pisa e Gattuso si capirono al volo: stessi valori, stesso spirito.
Dopo quella promozione, Gattuso rimase un altro anno. In un ambiente difficile, con mille problemi fuori dal campo, non cercò scuse. Disse la verità, ogni giorno. Parlava chiaro, anche quando perdeva. Salutò tra gli applausi, con una lettera sincera. “Mi sono sentito amato. E non lo dimenticherò mai”, scrisse. Parole che ancora oggi a Pisa fanno effetto.
La sua carriera è poi proseguita in grandi piazze: Milan, Napoli, Marsiglia, Valencia, Spalato. Ora la nazionale. Ma il primo vero passo lo fece qui. Ecco perché la sua nomina a ct non è solo una notizia di cronaca. È un pezzo di storia pisana che torna a galla.