Una promozione in Serie A non è solo una festa per i tifosi. Porta soldi, visibilità, lavoro. E il ritorno economico è concreto per la città. Nel caso del Pisa, secondo stime prudenti, l’indotto potrebbe valere tra i 6 e i 10 milioni l’anno.
Più gente in città, più lavoro per tutti - Almeno due fine settimana al mese arriveranno migliaia di tifosi da fuori. Dormono, mangiano, visitano la città. Hotel, ristoranti, bar, taxi, commercio: tutti ci guadagnano. Le partite attirano anche tanti pisani che magari, senza il calcio, resterebbero a casa. Un giro di soldi che si ripete per tutto l’anno, con tifoserie numerose: Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio (tessera del tifoso permettendo).
Immagine e promozione - Una squadra in Serie A vuol dire anche dirette TV, giornali nazionali, app sugli smartphone. Pisa diventa una vetrina. Non solo per la Torre, ma anche per lo sport, la vita cittadina, l’università. Se la Regione o il Comune decidessero di sponsorizzare la squadra, il ritorno in termini di immagine sarebbe altissimo. Come dimostra il caso dell’Udinese, dove il marchio turistico “Io sono Fvg” ha generato milioni di euro di ritorno.
Gadget, abbonamenti e sponsor - Aumentano le vendite di maglie e accessori. Crescono gli sponsor, piccoli e grandi. C’è più interesse anche da fuori, non solo in città, ma anche nello Stivale e, chissà, anche all’estero. Alcune aziende potrebbero decidere di investire perché “c’è visibilità”, anche se non sono del territorio. E questo vale molto più che in Serie B.
Nel 2024, si è calcolato che l’Udinese generi ogni anno tra i 4 e i 12 milioni di euro di indotto. Nei periodi migliori è arrivata anche a 25 milioni, tra coppe europee e partite di cartello. Il Pisa parte da una base diversa, ma il meccanismo è lo stesso. E l’effetto sulla città si farebbe sentire subito. Tenere il Pisa in Serie A non è solo una questione sportiva. È una questione economica. Vale milioni. Per Knaster e la famiglia Corrado diventa un’occasione irrinunciabile.