Lavoro

Iscrizioni in più e cancellazioni in meno, Pisa quinta in Italia per crescita imprenditoriale

Trainano servizi, area pisana e Valdera. Aumentano le imprese guidate da donne, giovani e stranieri

Qualche iscrizione in più e qualche cancellazione in meno. Ecco come fa Pisa a essere al quinto posto in Italia per tasso di crescita imprenditoriale (+1,2%). Il dato è ben al di sopra di quello regionale (+0,3%) e nazionale (+0,2%), secondo il registro della Camera di Commercio.

Le cancellazioni dal registro imprese della Camera di Commercio di Pisa è passato da 2.834 nel 2012 a 2.675 nel 2013, le iscrizioni salite da 3.058 a 3.198.

A Pisa, però, aumenta notevolmente anche il numero delle imprese in difficoltà. Le aziende pisane entrate in scioglimento e liquidazione passano dalle 647 del 2012 alle 718 unità del 2013 (+11,6%), i fallimenti aperti da 78 a 87 (+11,5%) e i concordati da 9 a 19.

La crescita è trainata dall’area pisana (+1,6% +274 unità) e dalla Valdera (+1,3% + 160 unità), grazie a un significativo apporto, in entrambi i casi pari al +2,4%, dei grandi centri di Pisa e Pontedera.

Limitati, ma pur sempre positivi, sono i contributi del Valdarno inferiore (+0,7% +71 imprese) e della Val di Cecina (+0,5% +18 imprese).

Sono i servizi (+2,5% + 630 unità rispetto al 2012) a trainare la crescita dello stock di imprese mentre l’artigianato (-1,1%, -119 unità) continua a perdere terreno.

Più rilevante rispetto al 2012 è il contributo delle imprese giovanili, di quelle “in rosa” e di quelle guidate da stranieri.

A fronte di un tasso medio di crescita che in provincia si assesta al +1,2%, le imprese femminili crescono dell’1,5% (+153 unità), quelle giovanili dell’11,8% (+574 unità) e quelle guidate da stranieri del 6,9% (+338 unità).

Le imprese guidate da donne rappresentano il 23,3% delle registrate, quelle giovanili il 10,8% e quelle gestite da stranieri. Considerando i diversi settori di attività, sono ancora una volta i servizi (+2,5%, +630 unità) l’unico macro-settore in crescita in provincia di Pisa. Tutti gli altri, ad eccezione delle utilities (+5,8%, 9 unità), segnano invece una contrazione con le peggiori performance che sono appannaggio delle costruzioni (-1,6%, -114 unità), a confermare la crisi del settore e dell’agricoltura (-1,4%, -51 imprese) a causa di un ridimensionamento che può ormai definirsi secolare e non riconducibile agli effetti della crisi. Si arresta la flessione dell’industria in senso stretto che perde solo lo 0,3%.