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"Libia, un Paese paralizzato", il racconto a Pisa

Altri due voli militari, oggi, hanno fatto scalo al Galilei per rimpatriare italiani ed europei da Tripoli e dal resto della Libia

Altri due voli umanitari, oggi, hanno riportato in Italia connazionali che hanno chiesto di rientrare dalla Libia. 

Ben due gli aerei militari atterrati al Galilei di Pisa. 

L'ultima missione umanitaria della 46/a brigata aerea di Pisa era stata lo scorso anno, con i velivoli impegnati per oltre un mese nelle Filippine in soccorso della popolazione colpita dal tifone Hayan che l'8 novembre 2013 causò migliaia di morti.

Appena sceso a Pisa, un ingegnere di Sansepolcro da tempo residente a Milano, ha detto: "Non era più possibile restare, la Libia è un Paese fantasma con appena 4 ore di erogazione di energia elettrica al giorno e con la guerra tra le milizie che impazza a Tripoli. Ho temuto per la mia vita. Per fortuna abbiamo avuto una magnifica assistenza da parte della Farnesina e ci hanno riportato in Italia". 

"La Libia - ha aggiunto - è un Paese paralizzato, le banche non funzionano, i terminal petroliferi vengono quotidianamente distrutti e dunque non c'è disponibilità di carburante, mancano pane e viveri anche se la popolazione locale è splendida e coloro che non sono invischiati nelle milizie, ti offrono anche quel poco che hanno". 

Sul campo opera da mesi l'unità di crisi del ministero degli Esteri che ha contattato tutti i nostri connazionali e organizzato i rimpatri assistiti insieme alla 46/a Brigata aerea di Pisa.

Complessivamente nell'ultimo mese sono stati 5 i voli militari che hanno evacuato su Pisa almeno 150 italiani dall'inferno libico e altrettanti stranieri europei ed extraeuropei.