Pisa Sporting Club

Piovanelli, "Juventus l'errore più grande della mia carriera"

Il doppio ex a pochi giorni dal 27 Dicembre: il ricordo del 2-1 in Coppa Italia col Pisa, il passaggio alla Juve e l’analisi sul momento nerazzurro

Leggendario centravanti nerazzurro, per Pisa è stato “il Piova”. Lamberto Piovanelli ha legato il suo nome ai gol e alle promozioni in nerazzurro, con stagioni pesanti tra fine anni ’80 e inizio ’90. Poi, nel 1991, il passaggio alla Juventus: un’esperienza breve e complicata, che lui stesso racconta come uno spartiacque e come un grande errore. Piovanelli ci parla così del suo passato, di quello del Pisa, ma anche del presente dello Sporting Club.

Piovanelli, questa è la sua partita. Pisa-Juve. E io parto da lì: Coppa Italia 1987-88, quel 2-1 storico. Cosa si ricorda?
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Mi ricordo la notturna. Mi ricordo il gol. E mi ricordo che battere la Juve col Pisa fu una cosa bella, importante. Una parentesi che ti resta addosso. Speriamo di riviverla un po’ anche questa settimana, sarebbe un sogno".

Quella partita, secondo lei, la “spinse” già poi verso Torino?
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No. Non era nei miei sogni e nemmeno io ero nei loro programmi".

Come venne attenzionato dalla Juventus?
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Io “divento della Juve” dopo un’altra partita di Coppa Italia a Torino, contro la Juve. Era il 1990. Lucescu mi mise dietro, quasi in mezzo al campo. Feci un partitone. Marocchi mi riempì di legnate perché non ce la faceva. E lì, con Maifredi, mi individuarono e mi segnalarono".

L'arrivo alla Juve invece?
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Parte bene. Tanti sogni, tanti incoraggiamenti, tanti elogi. Poi dopo venti giorni finisce tutto".

Cioè?
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Dopo venti giorni arrivano indicazioni dall’alto per non considerarmi. E per mandarmi via. Quando il presidente non ti vuole e ti vuole mandare via… immagina l’ambiente".

E da lì va via subito.
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Sì. Vado all’Atalanta in prestito. E per me è un ricominciare. A Bergamo sono stato bene".

Ha sbagliato qualcosa lei a Torino?
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No. Io penso che lo sbaglio più grosso sia stato andarci. Proprio quello, l'errore più grande della mia carriera".

Aveva altre opzioni?
"Avevo la Fiorentina. Non ci sono andato perché era casa mia. C’era la mia famiglia. Se le cose fossero andate male, conoscendo l’ambiente viola, mi sarebbe dispiaciuto per i miei. Scelsi di andare lontano. Però sbagliai tutto: dissi sì presto, poi bastò cambiare presidente e da voluto diventai un peso".

Veniamo all’attualità. Che Pisa è questo? Anche pensando a gennaio.
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Io, sul mercato del Pisa, non ho molta fiducia. Penso che bastasse fare due o tre innesti d'estate, ma di gente un po’ più esperta. Potevamo fare un altro tipo di campionato.

Però sul campo come lo vede?
"Il Pisa sta facendo bene. Gilardino sta facendo cose belle con una squadra che, senza offendersi, forse vale più o meno quella classifica. Siamo nel gruppone, un po’ dietro, ma ce la giochiamo".

Questo Pisa può salvarsi?
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Tenendo Gilardino fino alla fine, possiamo rimanere lì e giocarcela. Poi la salvezza non te la posso dare per certa: basta un infortunio, basta che ti manchino due o tre pezzi e vai in difficoltà".

Arriviamo a Pisa-Juventus del 27 Dicembre. Che partita si aspetta?
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Le possibilità del Pisa sono molto basse. Sarà una partita con quote molto sbilanciate. Però ce la giochiamo".

E la Juve si è ripresa...
"L’allenatore. Spalletti è uno che sa far gruppo. Sa tenere il gruppo, è forte a livello umano. È un trascinatore. E di calcio ci capisce, è ai top da tanti anni. La Juve si è affidata a uno “di calcio”.

Quindi, come si può provare a far male a una Juve così?
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Con la consapevolezza che, male che vada, succede quello che “dovrebbe” succedere. Però vai in campo e te la giochi. E speri anche negli episodi: una reazione, un rosso, un rigore, una svista. Nel calcio può succedere. Io sono convinto che usciremo dal campo a testa alta, perché le squadre del mister escono a testa alta".