Si è spento la sera del 4 Giugno a Pisa il professor Natale Gucci, figura storica della Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa. Aveva 89 anni e da tempo era malato. Era nato a San Gimignano nel 1935 e si era laureato nel 1959 in Ingegneria Civile-Edile proprio a Pisa, dove era stato allievo del professor Letterio Donato. Divenuto ordinario di Tecnica delle Costruzioni nel 1978, ha formato generazioni di ingegneri civili, unendo rigore scientifico e passione umana.
Nel corso della sua carriera, Gucci ha ricoperto numerosi ruoli di rilievo: è stato presidente del corso di laurea in Ingegneria Civile, direttore di dipartimento, primo direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, e titolare di insegnamenti fondamentali come Sperimentazione, Collaudo e Diagnostica delle Costruzioni. Nel 1991 era stato insignito dell’Ordine del Cherubino, uno dei massimi riconoscimenti dell’Ateneo pisano.
Il suo lavoro scientifico è stato segnato da una straordinaria inventiva. Propose soluzioni innovative, tra cui la celebre proposta di attraversamento dello Stretto di Messina con gallerie alvee nel 1986. Collaborò con importanti realtà industriali come Saipem, Snamprogetti e Tecnomare. Ma fu anche progettista e collaudatore di opere note, dal Grande Bigo di Renzo Piano a uno degli ultimi ponti progettati da Riccardo Morandi.
I colleghi ricordano il suo approccio sperimentale, sempre accompagnato da una forte sensibilità ingegneristica verso il tema della durabilità, a prescindere dal materiale: acciaio, calcestruzzo, legno o muratura. E soprattutto la visione integrata del mestiere, che lo portava a criticare le derive specialistiche senza visione d’insieme. Per Gucci l’ingegnere doveva essere una figura "olistica", capace di pensare e guidare l’intero progetto.
Profondo conoscitore delle costruzioni storiche, affrontava i temi del consolidamento coniugando conoscenza tecnica e rispetto per l’identità dell’opera. Riteneva fondamentale tenere insieme cultura tecnica e umanistica, e denunciava da anni il rischio di perdere questa completezza nella formazione degli ingegneri.
Alla didattica ha dedicato impegno e attenzione costanti. La sua capacità di spiegare con chiarezza e coinvolgimento, la disponibilità verso gli studenti e l’entusiasmo per la materia lo hanno reso un docente molto amato. Ha seguito un numero straordinario di tesi, accompagnando molti studenti anche nel percorso professionale.
Oggi tanti suoi allievi, ormai docenti e professionisti, lo ricordano con gratitudine. È a loro che ha lasciato il segno più profondo. "La sua generosità e la straordinaria capacità di trasmettere il sapere con rigore, entusiasmo e chiarezza hanno lasciato un’impronta indelebile", si legge nel ricordo diffuso dalla Scuola di Ingegneria.