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Approvato il nuovo registro delle unioni civili

Le coppie eterosessuali o omossessuali che si iscriveranno saranno riconosciute dal Comune come famiglie anagrafiche fondate su vincoli affettivi. Ecco i vantaggi

Nel 1997 Pisa fu tra i primi Comuni a istituire il registro delle unioni civili. Un provvedimento che aveva un forte valore simbolico e culturale, fatto da una città che ha sempre dimostrato particolare attenzione al tema dei diritti e che ha ospitato la prima manifestazione nazionale autorizzata per i diritti Lgbt. Fino ad oggi sono state 58 le coppie iscritte, 4 delle quali dello stesso sesso, l’età media 35,6 anni.

Numeri bassi, in linea con gli altri Comuni. Adesso si passa alla fase due, con un nuovo registro che darà diritti concreti. In particolare le coppie che si iscriveranno saranno riconosciute dal Comune come famiglie anagrafiche fondate su vincoli affettivi, una definizione contenuta nella Legge sull'Anagrafe. Le coppie, eterosessuali o omossessuali, che chiederanno l'iscrizione a questo nuovo registro delle unioni civili potranno accedere a tutte le possibilità alle quali può accedere la famiglia anagrafica in tutti gli ambiti di competenza amministrativa di un Comune: della casa, sanità e servizi sociali, politiche per giovani, genitori e anziani, sport, tempo libero e cultura, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione e pari opportunità, trasporti, servizi cimiteriali. Le specifiche di accesso a questi servizi sono rimandate all'emanazione di successivi regolamenti entro i 90 giorni dall'approvazione della delibera.

Il nuovo registro realizza un punto del programma di mandato del Sindaco Marco Filippeschi in questa consigliatura, e rispecchia quanto espresso in un ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale alla fine della precedente. Rispetto alla legge in discussione in Parlamento, il registro delle unioni civili dal Comune ha un valore amministrativo autonomo e indipendente, anche nella tempistica con la quale i due provvedimenti si sono evoluti: attraverso questo atto, il Comune nella sua piena autonomia massimizza le opportunità offerte nel sistema simmetrico di diritti-doveri a quelle coppie di persone che decidono di comporre insieme il proprio progetto di vita ma non riconoscono la propria unione nello strumento del matrimonio civile.

«Questo atto - per l'assessora Marilù Chiofalo - porta a conclusione una pagina condivisa di cultura della cittadinanza. Con questo, il Comune di Pisa fa il massimo di ciò che può. Avremmo sperato altrettanto anche per la Legge nazionale, che certo segna un significativo passo avanti rispetto al nulla precedente, ma anche un grave passo indietro rispetto al DDL della Senatrice PD Cirinnà. Le forze politiche e i singoli che hanno lavorato per un tale arretramento culturale sono responsabili dell'ipocrisia con la quale dimenticano i diritti di 100.000 bambine e dei bambini»

«Abbiamo fatto un altro passo in avanti, per affermare i diritti civili e la parità che la Costituzione prevede. Il voto del Senato di ieri convalida, di grande valore, l'esperienza pisana del registro, che ha fatto da apripista dagli anni novanta. Un'esperienza avviata e oggi rafforzata in un clima di dialogo e di rispetto per le opinioni di tutti» dichiara il sindaco Marco Filippeschi