Politica

Biondi all'attacco sulla gestione dei cassonetti

L'eliminazione di alcuni cassonetti interrati ha prestato il destro alla condanna diffusa della errata gestione dei rifiuti in San Martino

Marco Biondi

Il consigliere del Partito Democratico Marco Biondi ha criticato la scelta di eliminare alcuni cassonetti interrati a San Martino, che avrebbe causato un evidente disagio agi abitanti della zona.

"L’aspetto ancora più grave è stata la mancanza di comunicazione e di informazione da parte dell’amministrazione comunale nei confronti dei residenti - ha spiegato - che da un giorno all’altro hanno trovato i cassonetti inutilizzabili e con il cartello indicante la soppressione, nello specifico quelli in via del Carmine e quelli in via Giordano Bruno. Ci auguriamo che la loro soppressione sia momentanea e dovuta ai lavori che riguardano gli interventi sulle fognature".

"Per un quartiere già in affanno - ha proseguito - oggetto di numerosi cantieri da quello riguardante l’ex distretto in via Giordano Bruno a quello in via Turati inerente l’ex cinema Ariston, tenuto conto anche quello della chiesa di san Martino e dell’immobile della Scuola Normale in via Turati, ci saremmo aspettati una corretta informazione da parte del Comune che, ancora una volta, decide senza comunicare e senza trovare soluzioni che possano diminuire i disagi per i cittadini".

"Non riteniamo una decisione corretta la scelta di installare oltre 25 cassonetti mobili in via Giovanni Pascoli davanti alla PAM, chiusa a dicembre 2023 - ha specificato - soprattutto in un’area a ridosso di Corso Italia e considerato che la zona presenta già dei problemi di degrado mai risolti in questi anni."

La temporaneità della scelta, inoltre, non convince Biondi. "Basta con questa scusa: in Italia sembra che con il termine temporaneo si possa fare sempre tutto - ha detto - con questa scusa non si vogliono né pensare né attuare soluzioni che rispettino la città e siano capaci di esprimere una buona qualità urbana".

"La temporaneità è soltanto una scusa per trasformare in modo errato lo spazio pubblico - ha concluso - che, invece di essere un tessuto connettivo e sociale urbano, diventa uno spazio in cui tutti fanno quello che vogliono, senza un progetto coordinato e senza controllo".