Attualità

Campi Flegrei, scoperta una cavità nascosta

Lo studio dell'Unipi su "Nature Communications Earth and Environment", aiuta a comprendere la dinamica dei flussi magmatici e la gestione dei rischi

Giacomo Rapagnani, AnthonySalvatore Cappetta (Master student Unipi), Francesco Grigoli, Giulio Pascucci (dottorando Unipi), Emanuele Bozzi (Postdoc Unipi)

Risuona nello stesso modo dal 2018. E' così che un team internazionale guidato dall’Università di Pisa ha scoperto una cavità nascosta sotto i Campi Flegrei a 3,6 chilometri di profondità, relativamente vicina alla superficie

La ricerca, pubblicata su "Nature Communications Earth and Environment", frutto di una collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam, apre nuove prospettive per comprendere l’evoluzione del sistema vulcanico e valutare meglio i rischi associati

La cavità individuata per la prima volta mette in comunicazione il serbatoio profondo responsabile del sollevamento del suolo con le fumarole superficiali di Solfatara e Pisciarelli. E’ lunga circa un chilometro, larga circa 650 metri con uno spessore medio di 35 centimetri e un volume complessivo intorno ai 220mila metri cubi. “Abbiamo individuato la cavità grazie all’analisi di segnali sismici di lunghissimo periodo (VLP) - ha spiegato Giacomo Rapagnani, dottorando dell’Università di Pisa e e primo autore dello studio – e questa struttura risuona sempre alla stessa frequenza (0,114 Hz) da almeno sette anni, segno che le sue dimensioni e la sua composizione sono rimaste stabili nel tempo, si tratta di un indizio prezioso per comprendere come si evolvono i flussi di fluidi nel sottosuolo e individuare eventuali segnali di variazione strutturale che potrebbero indicare un aumento del rischio vulcanico”.

I Campi Flegrei, situati nel Golfo di Napoli, sono tra i complessi vulcanici più monitorati al mondo. Dal 2005 l’area è interessata da una nuova fase di sollevamento del suolo, nota come bradisisma, accompagnata da terremoti di intensità crescente. L’evento sismico più forte, di magnitudo Md 4.6, è avvenuto il 30 Giugno 2025. “Abbiamo analizzato oltre cento terremoti avvenuti dal 2018 a oggi - ha continuato Rapagnani – ed è così emerso che in coincidenza con i terremoti più intensi si attiva una “risonanza” a bassa frequenza che ha rilevato appunto l’esistenza della frattura. È un comportamento simile a quello osservato in altri vulcani attivi, ma mai documentato prima nei Campi Flegrei”. 

“Questo studio evidenzia come lo sviluppo e l’applicazione di tecniche sofisticate per l’analisi dei dati sismologici siano fondamentali per comprendere a fondo processi geofisici complessi, come i terremoti e le eruzioni vulcaniche", ha aggiunto Francesco Grigoli coautore dell’articolo e professore di Geofisica dell’Università di Pisa. 

Lo studio è frutto della collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam (Germania). Gli autori sono Giacomo Rapagnani, Simone Cesca, Gilberto Saccorotti, Gesa Petersen, Torsten Dahm, Francesca Bianco e Francesco Grigoli.