Si terrà venerdì 14 Novembre alle 17 al Lumière di Pisa la cerimonia di premiazione del concorso letterario “Cancro: pensieri e parole”, promosso dalla Fondazione Arco in collaborazione con l’associazione Pollicino ODV e il Cinema Lumière e il patrocinio della Regione Toscana. L’iniziativa nasce come naturale continuazione del progetto “Racconti in corsia” e ha coinvolto ragazze e ragazzi da tutta Italia, chiamati a raccontare in prosa l’impatto del cancro sulla propria vita o su quella di persone vicine
I testi, con un limite di 8.000 battute, sono stati valutati per originalità, coerenza, uso del linguaggio e capacità di emozionare. La giuria, presieduta dallo scrittore Fabio Genovesi (con l'uscita recente dell' ultimo libro "Mie magnifiche maestre"), è composta da Andrea Vescio, Valentina Landucci, Barbara Salvadori, Michele Bufalino, Grazia Valori ed Emiliana Bandettini.
Durante l’evento saranno premiati i tre migliori elaborati, insieme a due riconoscimenti speciali: il “Premio del Presidente”, assegnato dal presidente della Fondazione Arco Gianluca Masi, e il “Premio Pollicino”, curato da Barbora Svabikova per l'Associazione Pollicino. La manifestazione è aperta a tutti, adulti e ragazzi, e sarà introdotta da un aperitivo di benvenuto.
Il presidente della Fondazione Arco, Gianluca Masi, che ricopre anche il ruolo di direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Universitaria dell’Aoup, ha spiegato lo spirito dell’iniziativa, “Sulla scia del successo del concorso “Racconti in corsia”, abbiamo deciso di dare continuità a quel percorso con questo nuovo progetto, che ha raccolto una buona partecipazione e ci ha restituito testi di grande valore umano. Leggere questi racconti è sempre un’esperienza profonda: ci ricordano quanto contino le parole, i gesti, lo sguardo e la gentilezza nei momenti più difficili». Masi ha aggiunto: «Dalle storie arrivate emergono la forza, la paura, ma anche la speranza e la voglia di vivere di chi affronta la malattia. È un modo per costruire un dialogo più vero tra pazienti, familiari e operatori sanitari, e per ricordarci che dietro ogni diagnosi ci sono persone, emozioni e relazioni che meritano ascolto e rispetto”.