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Confcommercio, "basta contratti pirata"

L’allarme dell’associazione di categoria, "Così si compromette la vita dei lavoratori e la stabilità delle imprese, servono regole chiare"

Un campanello d’allarme sul fenomeno dei cosiddetti “contratti pirata” arriva da Confcommercio Provincia di Pisa, che richiama le imprese a una scelta responsabile dei contratti da applicare ai propri dipendenti.

"Il dumping contrattuale rappresenta un fenomeno in pericolosa crescita che rischia di compromettere l'attività aziendale e che mina alle fondamenta il benessere, la qualità del lavoro e la vita dei lavoratori" ha detto il direttore generale di Confcommercio Pisa Federico Pieragnoli. "Per questo è importante che le imprese prestino la massima attenzione nella scelta del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro da applicare".

L’appello è questo: rivolgersi esclusivamente ai contratti siglati da organizzazioni sindacali con comprovata rappresentatività. "Questi contratti rappresentano un riferimento certo e affidabile per la gestione dei rapporti di lavoro e sono frutto di un confronto costante e responsabile con le parti sociali, garantendo legalità, equità e stabilità" ha aggiunto Pieragnoli.

I dati diffusi parlano di oltre 200 contratti irregolari, che coinvolgono circa 160mila dipendenti e 21mila aziende. Le conseguenze, secondo Confcommercio, sono pesanti: "Un lavoratore con contratto in dumping può perdere in media 7.921 euro l'anno rispetto al CCNL Confcommercio, e un lavoratore con un contratto meno tutelante può arrivare a perdere fino a 12.200 euro in un anno. Si tratta di un fenomeno che comporta anche una perdita stimata per lo Stato di 553 milioni di euro l'anno".

Pieragnoli ha sottolineato che "il ricorso a contratti pirata genera una concorrenza sleale che danneggia tanto i lavoratori quanto le imprese virtuose, privando i dipendenti di diritti fondamentali ed esponendo chi li applica a rischi legali e sanzionatori".

Da Confcommercio arriva quindi la richiesta di un impegno concreto da parte del Governo, "C'è sicuramente bisogno di una maggiore attenzione su questo fenomeno, a partire dall'indicazione obbligatoria del codice identificativo dei contratti, dalla misurazione della rappresentatività di sindacati e associazioni datoriali, dal rafforzamento della bilateralità e dal necessario potenziamento degli strumenti di vigilanza e monitoraggio"