Attualità

Danti fa ricorso contro l'ordinanza

​Ricorso al Presidente della Repubblica contro l'ordinanza antidegrado del sindaco. La richiesta di annullamento e le motivazioni dell'ex assessore

Dario Danti

L'ex assessore Dario Danti dichiara guerra all'ordinanza antidegrado varata dal sindaco Michele Conti e presenta un ricorso al Presidente della Repubblica contro quel provvedimento che definisce "Assurdo e dannoso". 

Nel ricorso Danti chiede l'annullamento dell’ordinanza n. 36 del 28 settembre 2018 e stila una serie di motivazioni a sostegno della sua tesi.

"L’ordinanza  - scrive l'ex assessore - è in palese contrasto coi principi costituzionali". Non solo. Per Danti il provvedimento mancherebbe dei presupposti di "Contingibilità ed urgenza" e si configurerebbe come "Eccesso di potere per carenza di motivazione, illogicità manifesta, arbitrarietà, irragionevolezza, difetto dei presupposti di proporzionalità e di adeguatezza, grave ingiustizia".

"La Corte Costituzionale - spiega Danti - ha più volte sottolineato, come condizione fondamentale, che le ordinanze contingibili e urgenti sono da ritenersi compatibili con la Costituzione solo se fronteggiano concretamente situazioni eccezionali che non possono essere affrontate e risolte mediante l’esercizio delle competenze e degli ordinari poteri amministrativi. L’ampio potere dell’ordinanza sindacale è fortemente limitato dalle garanzie costituzionali indefettibili e dai principi generali dell’ordinamento, proprio al fine di evitare rischi di concrete disparità di trattamento, come ricorda la nota sentenza n. 115 del 2011 della Corte Costituzionale".

"Nell’atto del Sindaco del Comune di Pisa  - aggiunge Danti -non è rinvenibile una chiara motivazione in ordine all’impossibilità di agire attraverso gli ordinari mezzi amministrativi, né è rinvenibile una chiara motivazione sul nesso di causa ed effetto tra il cosiddetto degrado e le norme sospese, ossia sull’efficacia del divieto di sedersi in buona parte del centro cittadino rispetto al contrasto al degrado"

"L’ordinanza n. 36  - incalza l'ex assessore - appare in contrasto con i principi costituzionali e i diritti dell’uomo inerenti la sfera della libertà personale, della libertà di riunione, della libertà di circolazione che appaiono irragionevolmente compressi; infatti, è del tutto irragionevole imporre il sacrificio del divieto di sedersi tout court al fine di contrastare il degrado urbano, mancando un qualsiasi rapporto di connessione o di correlazione tra il sedersi e il degrado”.

Dario Danti ha anche avviato una raccolta fondi a sostegno del ricorso.