“Serve trasparenza e piena operatività dell’Osservatorio Ambientale”. È la richiesta avanzata da Diritti in Comune Pisa, Buongiorno Livorno, Livorno Porto Pulito APS e Attac Livorno e Pisa, che tornano a sollevare dubbi sul progetto Darsena Europa e sulla gestione del suo monitoraggio ambientale.
A Maggio è stata “posata la prima pietra” del nuovo porto livornese, dopo il giudizio positivo di compatibilità ambientale. Ma, spiegano i comitati, le criticità restano: “Abbiamo scritto agli enti che fanno parte dell’Osservatorio chiedendo il progetto definitivo, le misure di tutela, l’elenco dei membri e i verbali delle riunioni. Abbiamo ricevuto risposte frammentarie e non sempre coerenti”.
Secondo quanto riferito, “alcuni enti hanno dichiarato di non avere la documentazione” e rimandano ad altri soggetti “che però non vengono identificati né resi contattabili”. Un contesto che, denunciano i promotori dell’appello, “non garantisce la trasparenza dovuta ai cittadini e alla comunità scientifica”.
L’ultimo verbale disponibile risale al 22 Luglio 2025: da lì si apprende che i dati ambientali sono ancora in fase di acquisizione, che fino a fine anno continueranno le cantierizzazioni e che dragaggi e opere sulle dighe foranee sono previsti solo da metà 2026. “Sono informazioni vaghe – sottolineano i comitati – e ancora oggi non esiste un sito aggiornato e accessibile per consultare i dati di monitoraggio”.
Le perplessità non si limitano al metodo. Restano irrisolte, spiegano, “le domande sugli impatti ambientali sul litorale pisano, sulla foce del Calambrone, sulle praterie di Posidonia oceanica e sull’area naturale delle Secche della Meloria”.
Nel comunicato si contesta anche la mancata analisi dell’alternativa zero, ossia la possibilità di non realizzare l’opera. “Contravvenendo al Codice dell’Ambiente, questa opzione non è mai stata studiata né motivata. Si continua a parlare solo dei presunti benefici economici e occupazionali, ma non è mai stato pubblicato un business plan che li sostenga. C’è? Dov’è?”, si legge nella nota.
I firmatari chiedono anche garanzie sull’impatto occupazionale e tecnologico del nuovo scalo. “Come verranno vincolati i terminalisti – si chiedono – per evitare processi automatizzati che riducano ulteriormente il lavoro umano, come sta già accadendo altrove?”.