Un cambiamento nelle strategia di difesa dall’erosione e di adattamento all’innalzamento del livello del mare. E' quello che propone l'associazione ambientalista La Città ecologica partendo dallo studio di Monica Bini e Marco Luppichini sull’erosione recente delle spiagge italiane e l’allarme lanciato sul futuro dei delta fluviali, appena pubblicato su Estuarine, Coastal and Shelf Science.
"L’estensione del fenomeno - hanno detto in una nota dall'associazione - rende evidente l’impossibilità di difendere ogni singolo tratto di litorale, tanto più che la difesa sarà sempre più costosa. È il momento di decidere quali tratti di costa devono essere difesi e quali richiedono strategie di arretramento gestito che siano in grado di garantire alle popolazioni residenti, oggi e domani, una qualità della vita almeno uguale, se non superiore, a quella attuale. Questo non dovrà essere un abbandono, ma anzi, richiederà un grande sforzo intellettuale e economico, per definire gli scenari che si verranno a determinare e indirizzare le attività economiche e la vita sociale su percorsi che consentano di minimizzare i danni e ottimizzare i vantaggi".
Tornano attuali , secondo La città ecologica, le proposte per un Parco delle Acque dell'architetto Cervellati. Così come "la gestione dei tratti fluviali, delle aree golenali, - hanno continuato - richiede una particolare attenzione, che mal si concilia con l’uso delle sponde per l’ormeggio delle imbarcazioni e la presenza di cantieri e di rimessaggi, se non addirittura di abitazioni. Se già un livello del mare più alto ostacolerà il deflusso di fiumi e canali, questo non dovrà essere ulteriormente penalizzato da opere a mare che possano concentrare l’energia del moto ondoso alla loro foce, inducendo locali fenomeni di sopralzo. A questo riguardo sarebbe opportuno avere garanzie che la realizzazione della Darsena Europa non possa determinare proprio un tale fenomeno alla foce dello Scolmatore, perché le onde che verranno riflesse dai lunghi moli aggettanti in mare potrebbero focalizzarsi proprio dove innescherebbero un rischio idraulico inaccettabile per la stessa città di Pisa".
Infine, citando lo studio universitario pisano in questione, “bisognerebbe smettere di cementificare la costa. Occorre - hanno concluso - un piano generale di adattamento all’innalzamento del livello del mare che abbracci almeno la costa, affidato ad esperti di livello internazionale, che sappiano individuare metodi innovativi di adattamento e difesa, metodi che coniughino efficacia e salvaguardia del paesaggio, andando a ridisegnare l’interfaccia terra-mare".