Lavoro

Il settore terziario protesta sotto la Torre

In centinaia in piazza dei Miracoli. Gli imprenditori di commercio, servizi e turismo chiedono sostegni e la possibilità di riaprire in sicurezza

La protesta del terziario in Piazza dei Miracoli

Manifestazione in Piazza Duomo, sotto la Torre Pendente, promossa da Confesercenti Toscana Nord e Confcommercio Pisa: alle 11 in punto è andato in scena un flash mob di imprenditori e lavoratori del settore terziario, che in catena umana hanno chiesto di poter riprendere le loro attività in sicurezza. "Non comprendiamo perché, di tutti i settori economici esistenti, solo il terziario sia stato colpito così duramente dalle restrizione e dalle chiusure anti-Covid" hanno detto i responsabili delle due associazioni di categoria, Luigi Micheletti e Federica Grassini.

Entrambi hanno consegnato al Prefetto una lettera, affinché si faccia promotore a livello nazionale delle loro richieste, riassunte in dieci punti:

1. ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato;

2. riapertura immediata in sicurezza di tutte le attività chiuse;

3. moratoria fiscale per gli anni 2020-2021;

4. proroga della cassa integrazione e della moratoria dei mutui e finanziamenti fino al 31 Dicembre 2021;

5. rimodulazione delle locazioni commerciali e blocco degli sfratti;

6. taglio del cuneo fiscale che grava sulle imprese;

7. creazione di un piano "ripartenza" per il terziario;

8. vaccinazione immediata di imprenditori e addetti del terziario;

9. pagamento immediato di tutti i bonus ristori e indennizzi sospesi;

10. passaporto sanitario europeo per spostamenti Ue.


"Lo Stato non può scaricare sulle nostre spalle tutto il peso di una situazione drammatica - sostengono gli imprenditori in protesta -, come se la diffusione del contagio dipendesse dalla nostra attività. Se così fosse, la pandemia sarebbe già conclusa da tempo, invece i contagi continuano anche quando le nostre aziende sono chiuse. Le nostre attività si svolgono in luoghi controllati e controllabili. Se è necessario il vaccino, chiediamo di essere vaccinati".

"Se si devono rivedere i protocolli - queste le conclusioni -, siamo pronti a rivederli. Ma questo deve servire a ridarci la dignità del lavoro. Noi siamo convinti che salute e lavoro possano e debbano convivere. Ma, soprattutto, pensiamo che "il futuro non si chiude": dobbiamo quindi imparare a convivere con la pandemia, mettendo in atto — se necessario — misure ancora più restrittive per regolare le nostre attività, ma senza bloccarle totalmente, nel rispetto di quel diritto al lavoro sancito dall'articolo 4 della Costituzione: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. Se il Governo continua, dopo un anno, a non garantire il diritto al lavoro in nome della salute, avrà sulle spalle la responsabilità civile, morale e sociale dalla distruzione dell'economia nel nostro Paese".