La tempestività nella somministrazione di farmaci anti-osteoporotici in pazienti con fratture da fragilità riduce notevolmente il rischio di ri-frattura imminente. Lo confermano i risultati di uno studio pilota pisano appena pubblicato su "Frontiers" da cui è emerso anche come ci sia un diffuso ritardo nella prescrizione di una terapia antifratturativa con farmaci anti-osteoporotici (Aom) che, invece, se somministrata precocemente, potrebbe prevenire ulteriori rotture causate da fragilità ossea. Lo studio, monocentrico e retrospettivo, è stato effettuato sui dati anamnestici precedenti di una coorte di pazienti provenienti dall’area vasta nord-ovest della Toscana che si sono rivolti all’ambulatorio multidisciplinare di fratture da fragilità istituito in Aoup nel 2014.
Finora in letteratura scientifica non esisteva un lavoro con dati italiani, il cui obiettivo fosse di evidenziare le lacune nel trattamento dell’osteoporosi, quantificare il ritardo nella prescrizione delle terapie e calcolare anche il rischio di rifrattura conseguente a questo ritardo. La ricerca pisana, coordinata da Maurizio Mazzantini, reumatologo dell’Unità operativa di Reumatologia dell’Aoup che, insieme a Vanna Bottai, ortopedica dell’Unità operativa di Ortopedia e traumatologia dell’Aoup, gestisce l’ambulatorio fratture da fragilità, dimostra scientificamente come sia necessario implementare quanto prima strategie preventive per ridurre il ritardo nel trattamento di questa patologia.
L’osteoporosi è una malattia scheletrica progressiva caratterizzata da riduzione della massa ossea e deterioramento dell’architettura ossea. È prevalente soprattutto tra le donne in post-menopausa e nella popolazione anziana e rappresenta la causa più frequente di fratture spontanee, chiamate anche fratture da fragilità. E’ spesso associata a disabilità e bassa qualità della vita, insieme a un aumento dei tassi di mortalità prematura. Lo studio ha raccolto le storie cliniche pregresse di 500 pazienti osteoporotici adulti, di entrambi i sessi, con fratture da fragilità primarie o secondarie (vertebre, anca, omero, polso, bacino), selezionati casualmente dal 2014 a fine 2023 fra quelli presentatisi all’Ambulatorio fratture da fragilità (sono stati esclusi 41 pazienti, la cui raccolta anamnestica pregressa era incompleta).
Sono stati quindi identificati coloro che avevano ottenuto, nell’arco di tempo precedente la presa in carico all’ambulatorio dedicato dell’Aoup, la prescrizione di farmaci anti-osteoporotici entro due mesi (gruppo “trattamento precoce”) e coloro che non lo avevano ottenuto (gruppo “non trattato”). L‘insorgenza di rifratture è stata valutata retrospettivamente in entrambi i gruppi, seguita da un’analisi della sopravvivenza e del rischio. I risultati hanno mostrato che oltre l’80% di loro aveva ricevuto la terapia in significativo ritardo, che il gruppo “non trattato” era più incline alla rifrattura rispetto al “trattamento precoce” (78% vs. 48%) e che, nel gruppo “trattamento precoce”, c’era una probabilità inferiore del 44% di rifrattura.