Il terreno di Gallicano continua a restituire importanti testimonianze della Pieve di San Cassiano, grazie al lavoro degli archeologi della divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa impegnati nel Gallicano Project, diretto dal professor Antonio Fornaciari del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia e dalla dottoressa Marta Colombo della Soprintendenza Sabap di Lucca e Massa Carrara.
La seconda campagna di scavo ha fatto emergere informazioni importanti sulla conformazione delle chiese con funzione battesimale in Toscana tra VIII e X secolo e ha permesso di rinvenire un’ampia area cimiteriale annessa alla Pieve. “La Pieve di Gallicano - ha spiegato il professor Antonio Fornaciari - era a capo di un vasto territorio che corrispondeva alla porzione apuana della val di Serchio, nella bassa Garfagnana, e aveva ben 23 enti religiosi alle sue dipendenze. Lo scorso anno lo scavo aveva permesso di individuare l’imponente edificio religioso abbandonato nel XIV secolo: una chiesa edificata alla fine dell’XI secolo, larga 18 metri e lunga circa 23 dotata di tre absidi e di tre navate intervallate da due file di quattro colonne".
“La nuova campagna ha rivelato che la pieve romanica era stata preceduta da un edificio più piccolo, lungo circa 15 metri, dotato di due navate absidate. La navata meridionale era verosimilmente quella adibita a spazio battesimale. Dai livelli di distruzione di questa pieve provengono intonaci dipinti e frammenti di oggetti liturgici in vetro. Si tratta di una scoperta importante che getta nuova luce sulla conformazione delle chiese con funzione battesimale tra VIII e X secolo in Toscana”.
Avviato il 12 Giugno scorso, il Gallicano Project conclude così la sua seconda campagna di scavo con importanti risultati. Oltre ai resti della chiesa di San Cassiano, infatti, gli archeologi dell'Università di Pisa hanno riportato alla luce una fornace da campana risalente al XII secolo e un’ampia area cimiteriale annessa alla Pieve, con sepolture del XII-XIV secolo, che riservava ai bambini un settore specifico posto ad alcuni metri dalla facciata della chiesa. Grazie alle analisi dei resti scheletrici rinvenuti, sarà adesso possibile conoscere la dieta, le malattie e le abitudini di vita della popolazione locale nel corso dei secoli. Così da ricostruire la storia demografica e sanitaria della popolazione della Garfagnana e contribuire a svelare il potenziale informativo di un sito centrale per la ricostruzione degli assetti insediativi della Valle del Serchio tra alto e basso medioevo.
“I risultati ottenuti in queste prime due campagne di scavo – ha concluso il direttore degli scavi – non sarebbero stati possibili senza la disponibilità dei proprietari dei terreni, Giovanna Verciani, Luigi Guazzelli, Sabrina Poli, e la collaborazione delle istituzioni e della comunità di Gallicano. In particolare, di Fabrizio Riva, Sauro Simonini e Alvaro Simonini che, assieme ad altri, ci hanno aiutato nell’organizzazione del cantiere. A tutti loro vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, così come un grande ringraziamento va al Comune di Gallicano nella persona del sindaco David Saisi, dell’assessore Paolo Marzi e alla sezione di Gallicano dell’Istituto Storico Lucchese”. Guidati sul campo dalle dottoresse Letizia Cavallini e Rossella Megaro e dai dottori Francesco Coschino ed Alan Farnocchia, hanno preso parte agli scavi una trentina di studenti dell’Università di Pisa, tra cui i partecipanti alla Gallicano Field school in Medieval Archaeology and Bioarchaeology, varata dall’Università di Pisa e gli studenti del Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Paleopatologia organizzato sempre dall’Università di Pisa in accordo con la Università Statale di Milano e l’Università di Bologna.
Il Gallicano Project può contare sul sostegno della Sabaplu, del Comune di Gallicano, dell'Unione dei Comuni della Garfagnana, dell'Istituto Storico Lucchese - Sezione di Gallicano, dell’ARVO Archivio Digitale del Volto Santo, di Toscana Matildica, dell’Università degli Studi di Palermo e dello Young Historians Festival.