Dopo gli scontri di ieri in via Piave tra tifosi di Pisa e Verona, le versioni dei fatti fornite dalla Questura e quelle dei presenti non sembrano coincidere. Da una parte, le forze dell’ordine assicurano di essere intervenute "immediatamente" per separare i gruppi, dall’altra i residenti e alcuni testimoni raccontano una scena di caos prolungato, con botti, auto danneggiate e persone barricate in casa per oltre mezz’ora prima dell’arrivo delle pattuglie. I video circolati nelle chat e nei gruppi confermerebbero quanto detto dai residenti.
Nel comunicato ufficiale diffuso dalla Questura di Pisa si legge che i servizi di vigilanza erano stati predisposti "sin dalle prime ore della mattina" lungo autostrade e stazioni, nonostante non fossero stati segnalati arrivi in treno. Un gruppo di tifosi dell’Hellas, proveniente invece da Firenze e arrivato a Pisa San Rossore, "si sarebbe improvvisamente organizzato lungo via Piave per recarsi nei luoghi di aggregazione dei tifosi del Pisa". Le forze dell’ordine, si sottolinea, "sono subito intervenute per separare i gruppi e i tifosi del Verona sono stati tutti bloccati e identificati", mentre quelli del Pisa "sono fuggiti e saranno individuati tramite video e fotografie". Se però la Questura era a conoscenza di tale percorso e ricostruzione, come è stato possibile che i supporter veronesi siano arrivati fino nel cuore della città in via Piave?
La ricostruzione cozza con quella dei testimoni, che parlano di una vera e propria guerriglia urbana durata diversi minuti. Secondo quanto riferito da alcuni residenti, i tifosi veronesi — circa duecento, arrivati senza scorta — avrebbero invaso via Piave intorno alle 11, lanciando bombe carta e danneggiando auto e cassonetti. Solo dopo tre quarti d’ora sarebbero arrivati i primi reparti di polizia, quando ormai un tifoso veronese era già stato soccorso in ambulanza.
Dalle indagini giornalistiche emerge un quadro più complesso: l’arrivo degli Hellas a Firenze e il viaggio in treno fino a Pisa sarebbero stati organizzati con l’aiuto di tifosi fiorentini, gemellati storici dei veronesi. Alcuni di loro avrebbero consigliato ai gialloblù di dividersi in piccoli gruppi per evitare controlli. Al loro arrivo a Pisa, le due fazioni si sarebbero affrontate in via Piave e in piazzale Sicilia, dove poi i veronesi sono stati successivamente isolati dalla polizia.
Il bilancio è pesante: un ferito grave tra i tifosi del Verona (almeno nei dati ufficiali, ma sarebbero molti di più), diverse auto distrutte e vetrine danneggiate. Ci risultano anche feriti tra le forze dell'ordine, ma la Questura stessa avrebbe smentito poche ore dopo. Solo l’intervento dei Carabinieri e del Reparto Mobile, con lancio di lacrimogeni, ha riportato la calma. Gli ultras veronesi sono stati poi scortati in una zona isolata per l’identificazione.
Una versione, quella ufficiale, che però lascia aperte molte domande: come hanno potuto duecento tifosi arrivare indisturbati in pieno centro città, a pochi passi dallo stadio, nonostante il piano di sicurezza previsto dal Gos e i divieti già in vigore? Una risposta che, per ora, non coincide con le immagini e le testimonianze di chi, sabato mattina, in via Piave ha vissuto minuti di paura e impotenza.
Silvia Vannini, Vice Segretario della Lega di Pisa ha chiesto le dimissioni del Prefetto, "La Prefetta (perché così vuole essere chiamata) oggi ha dimostrato di non essere adatta al ruolo che ricopre. Pertanto, ritengo opportuno che valuti di rimettere il suo mandato. Esprimo massima solidarietà a tutti i cittadini che sono rimasti coinvolti da quanto successo. Mi auguro una migliore organizzazione per le prossime partite". Dalla Lega arriva anche la lettera di Giovanni Pasqualino, consigliere comunale, che si rivolge direttamente al Questore, "Dalle immagini emerge con assoluta chiarezza che un gruppo di ultras del Verona è giunto a Pisa con il preciso intento di creare disordini e arrecare danni alla nostra città. In assenza di un tempestivo intervento delle forze dell’ordine, alcuni tifosi pisani hanno cercato di respingere tale aggressione, con l’unico obiettivo di difendere la propria città e i propri concittadini. Ritengo pertanto che sia necessario valutare con equilibrio e senso di giustizia l’intera dinamica dei fatti, i tifosi del Pisa non meritano alcun provvedimento restrittivo, bensì un riconoscimento per il loro comportamento a tutela della comunità. Sono certo che, una volta chiarita la reale sequenza degli eventi, anche Voi condividerete questa valutazione".
Così anche Davide Rizza, segretario del circolo del Partito Democratico di Porta a Lucca, Porta Nuova, I Passi e Gagno, “Quello che è accaduto a Porta a Lucca e a Porta Nuova prima della partita Pisa-Verona è vergognoso e allarmante. Scene di guerriglia urbana in mezzo alle case, nel cuore di quartieri residenziali. Occorre che chi di dovere prenda in mano la situazione perché scene del genere non si ripetano mai più. Restiamo della stessa posizione: lo stadio deve rimanere dov’è. Però non è possibile che le autorità responsabili della pubblica sicurezza, e non mi riferisco alle forze dell’ordine impegnate sul campo, non siano riuscite a impedire l’arrivo indisturbato dei tifosi del Verona entrati poi in contatto con i tifosi del Pisa. Oltre che condannare fermamente quanto successo, voglio riportare l’attenzione sulla gestione dei quartieri forse più attraversati da auto e pedoni di tutta la città: questi problemi si amplificano in occasione delle partite del Pisa, moltiplicando i disagi per i residenti. A quando una seria organizzazione dei vari aspetti legati alla viabilità, ai parcheggi e in generale alla gestione del flusso di persone e veicoli: il tutto deve essere fatto a tutela dei residenti e di tutti coloro che vivono questi quartieri. Lo sviluppo dello stadio deve essere armonioso e rispettoso di tutti”.