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Dpcm, quasi 400 imprese con attività sospesa

Quasi 400 imprese con attività sospesa, quasi 4mila aziende subiscono limitazioni. Oltre 12mila i lavoratori complessivamente coinvolti

Sono numeri consistenti quelli delle imprese e dei lavoratori coinvolti dalle limitazioni imposte dal DPCM 24 ottobre 2020 frutto a sua volta dell’acuirsi della pandemia da covid-19. Secondo una prima analisi dei settori elencati dal provvedimento, i dati diffusi dalla Camera di Commercio di Pisa evidenziano come quasi 400 imprese, che danno lavoro a 800 persone, abbiano dovuto sospendere la loro attività in provincia. Si tratta di numeri che riguardano solo le attività svolte in forma di impresa nel settore sport e cultura dove, tuttavia, sono numerose le iniziative di circoli, associazioni, professionisti. Tra i comparti numericamente più consistenti si segnalano palestre, discoteche ma anche quelle legate alle rappresentazioni artistiche e le scommesse.

Quasi 4mila imprese che erogano servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie) che occupano oltre 11mila persone devono affrontare vincoli che ne limitano fortemente la capacità operativa.

Intanto il nuovo Dpcm è contestato dal sindaco di Pisa Conti:"Il provvedimento presenta degli aspetti quantomeno discutibili, perché accanto a scelte necessarie ce ne sono altre che rischiano di penalizzare intere categorie economiche e produttive.

Sono contestabili le misure restrittive nei confronti di ristoranti, bar, teatri, cinema, palestre, piscine e centri sportivi imposte senza considerare gli sforzi fatti da chi ha sempre rispettato le regole e ha investito per garantire la sicurezza", spiega il primo cittadino.
"Chiudere le attività di ristorazione alle 18.00 è una scelta sbagliata. Sono tanti i ristoratori, anche nella nostra città, che si erano già organizzati per sanificare i locali, garantire le distanze per poter continuare a lavorare garantendo un servizio alle persone e un incasso per se stessi e i propri dipendenti. Con queste nuove regole invece adesso diventa tutto molto più complicato e viene messo a rischio il reddito di tante famiglie.

Anche la chiusura di cinema e teatri la ritengo un errore. Pensiamo al Teatro Verdi che ha degli spazi enormi dove il distanziamento era già garantito dai posti distanziati in platea, dall’utilizzo dei palchetti in cui si può stare solo in due persone e da un’altra serie di misure. Continuando a mantenere queste regole si poteva far vivere ancora il settore culturale. Sono convinto che un teatro ben organizzato non sia luogo di contagio o comunque lo sia sicuramente meno di un grande supermercato o centro commerciale".