Attualità

I precari universitari, "Noi esclusi dai vaccini"

L'associazione che raggruppa dottorandi, assegnisti e borsisti solleva la questione:"Non siamo riconosciuti come personale subordinato"

"L’apertura delle prenotazioni per il vaccino Astra-Zeneca per il personale universitario da parte della Regione Toscana ha sollevato numerosi dubbi e interrogativi che meritano una risposta. Nella comunicazione ufficiale pervenuta alle nostre Università da parte della Regione non è stato specificato quali figure siano considerate facenti parte del “personale dell’università”. Questa mancata chiarezza ha generato grande confusione e apprensione nella comunità delle precarie e dei precari della ricerca". 

Lo dice l'associazione Adi Pisa, condividendo un appello comune anche delle strutture universitarie di Firenze e Siena, in relazione all'avvio della campagna vaccinale all'interno degli Ateni.

"Nonostante il nostro ruolo nelle Università, difatti, non veniamo riconosciuti come personale subordinato delle istituzioni per cui lavoriamo. Dottorandi, assegnisti, borsisti e collaboratori inquadrati nelle più diverse forme di precariato svolgono su base quotidiana un lavoro determinante nel sostenere ed integrare l’opera del personale strutturato delle nostre Università, i cui ranghi ridotti non riuscirebbero a garantire pienamente la continuità didattica e l’effettivo svolgersi di molti progetti di ricerca. La mancanza di un approccio comune a livello regionale e di linee guida condivise ha creato una interpretazione disomogenea delle indicazioni della Regione da parte dei vari Atenei, ledendo di fatto il diritto alla salute e continuando ad alimentare una sperequazione tra i lavoratori del mondo universitario".

ADI Toscana chiede perciò alla Regione di "Approntare un percorso vaccinale che tenga conto dei diritti delle tante persone che lavorano nei nostri Atenei, senza discriminazione alcuna. Per la salute di tutti e per il bene di chi ci sta intorno".