Pisa Sporting Club

"Il salto di Touré come la maglia di Berggreen"

Intervista a “La bicicletta di Gabionetta”. Dietro la pagina satirica più seguita dai tifosi del Pisa, un mix di ironia, cultura pop e amore autentico

Uno degli ultimi post satirici della pagina

Nel piccolo universo del tifo pisano esiste una pagina che riesce a far ridere e riflettere allo stesso tempo. “La bicicletta di Gabionetta” è diventata, negli anni, un punto di riferimento per chi vive di Pisa Sporting Club. L’ultimo esempio è il celebre salto di Touré, diventato un vero e proprio quadro, un’opera d’arte virale con dissacrante didascalia inclusa: "s...o su nuca". Parliamo con uno dei creatori, che ha scelto l’anonimato, come da tradizione della pagina.

Come vi è venuta l’idea del “quadro” su Touré?

"Parlando con amici di un'altra istantanea, avevo detto che l’immagine della squadra sotto la Curva dovesse essere messa in un museo. Scorrendo i video, ho rivisto quel salto di Touré e mi ha ricordato i classici quadri sacri come le ascensioni divine. Così con una cornice fatta con l’intelligenza artificiale, in un attimo è diventata un mix tra sacro e profano. È venuta bene, ha mantenuto l’anima della foto".

Tra l'altro questo gol è diventato effettivamente un’immagine simbolo.

"Eh sì, è una di quelle che rimane negli anni, come la maglia strappata di Berggreen".

La vostra pagina è ormai un punto di riferimento per l’ironia nerazzurra. Come ve lo spiegate?

"Forse perché non c’era niente di simile, dentro uno spazio che era vuoto. Nessuno parlava del Pisa in questo modo. È nata come una piccola cosa fatta per gioco, senza obiettivi. Col tempo si è creata una micronicchia, poi un po’ di continuità è arrivata. Ora magari chi apre una nuova pagina ci viene paragonato, ma è assurdo: è solo un ammasso di idee del momento, puro divertimento".

Si nota una grande conoscenza della cultura pop. Da dove arriva?

"Dalle fondamenta comiche di chi è cresciuto negli anni ’90: Gialappa’s, Fantozzi, Amici Miei, ma anche il Vernacoliere. Ci piace partire da riferimenti “alti” e culturalmente elevati e portarli nel basso, dissacrare quello che sembra intoccabile. È un modo per ridere con leggerezza".

Come nasce il nome “La bicicletta di Gabionetta”?

"La pagina originariamente si chiamava “Maran che batte i cazzotti sul tavolo”, un tormentone di allora. Quando Maran è andato via, serviva un nuovo nome. Cercavo qualcosa di completamente inutile, fine a se stesso. Così venne l'idea della suddetta "bicicletta", di Denilson Gabionetta, gesto che venne compiuto in un antico Pisa-Chievo e fu ciò che disse Aldo Orsini a suggellare quel gesto tecnico, una cosa che alla fine è completamente inutile, ma che ti fa stare bene per un attimo, ti solleva la giornata fra un giramento di scatole e l'altro. La bicicletta di Gabionetta è esattamente questo".

Cosa pubblichereste se il Pisa si salvasse?

"Non lo so. I post vengono così, d’istinto. L’idea nasce sul momento, spesso quando meno te l’aspetti. Diciamo che l’ispirazione... arriva dove arriva, anche... sul vaso".

Vi seguono anche calciatori e persone della società. Vi fa piacere?

"Molto. Ci fa piacere sapere che è percepita nel modo giusto: ridere con, non ridere di. Ci è capitato qualche scambio di messaggi diretto o commenti reciproci, mai ufficiali, ma sempre con simpatia. È la prova che lo spirito è quello giusto".

Non tutti, però, riescono a ridere, qualcuno la vive anche male. Perché secondo te?

"È normale. La comicità è soggettiva. Quello che fa ridere me non fa ridere te. Se qualcuno si arrabbia per cose così piccole, probabilmente ha una vita un po’ triste. Ma è la natura umana".

Come ironizzeresti su questa intervista?

"Se ti è venuto in mente di cercarmi per una cavolata del genere, vuol dire che anche tu sei arrivato alla frutta".


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