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L'acqua reflua per l'agricoltura sostenibile

Un gruppo di ricerca dell'Università di Pisa, guidato dal professor Pardossi, ha dimostrato come evitare l'uso d'acqua dolce con la coltura idroponica

Da sinistra: Luca Incrocci, Alberto Pardossi, Giulia Carmassi e Martina Puccinelli

Combattere la scarsità di acqua grazie alle colture idroponiche, che utilizzano le acque reflue derivate da colture donatrici. L'idea arriva da una ricerca dell’Università di Pisa, pubblicata recentemente sulla rivista Agricultural Water Management, che ha riguardato due piante spontanee tipiche del Mediterraneo che crescono anche in Toscana, ovvero l’aspraggine e la piantaggine, specie impiegate nel settore alimentare e fitoterapico.

"Secondo i principi dell’economia circolare e dei sistemi produttivi integrati o a cascata abbiamo utilizzato l’acqua reflua proveniente da una coltura donatrice - ha spiegato il professor Alberto Pardossi - riducendo così l’impatto ambientale della coltura a monte e i costi di produzione della coltura a valle, dato che non è necessario acquistare fertilizzanti".

Le acque reflue delle colture in serra hanno spesso un elevato contenuto di sali e pertanto individuare le specie adatte è fondamentale. L’aspraggine e la piantaggine, infatti, sono piante alofite, il che significa che tollerano bene i terreni salini e l’irrigazione con acque salmastre.

"Le due specie studiate si sono adattate molto bene alla coltura idroponica in serra, oggi sempre più utilizzata per la produzione ortaggi crudi o minimamente trasformati di particolare interesse per la cucina gourmet - ha concluso Pardossi - questo metodo di coltivazione suscita infatti un interesse crescente perché consente di migliorare la qualità dei prodotti mediante un'adeguata gestione della soluzione nutritiva e facilita la lavorazione post-raccolta grazie alla pulizia del materiale vegetale".

Pardossi, 35 anni di carriera accademica e professore ordinario di Orticoltura e Floricoltura, fa parte del gruppo di ricerca Orticoltura e Floricoltura dell’Ateneo pisano come gli altri autori dello studio. Insieme a lui hanno condotto gli esperimenti in serra Luca Incrocci, professore associato di Orticoltura e Floricoltura, esperto di colture in serra e di agricoltura di precisione, Martina Puccinelli, assegnista di ricerca, esperta di colture idroponiche e biofortificazione degli ortaggi, e Giulia Carmassi, responsabile del laboratorio chimico ed esperta di colture in serra.