Il Bilancio preventivo 2026 del Comune di Pisa diventa un caso. A sollevaro è Ciccio Auletta, che punta il dito su quella che definisce una totale assenza di risorse e idee sulle politiche per il lavoro. Nel suo intervento sostiene che "neanche un centesimo" sarebbe stato destinato a interventi per sostenere l’occupazione, ridurre la precarietà e limitare le esternalizzazioni dei servizi.
Secondo Auletta, il documento approvato dalla maggioranza “non contiene programmi né investimenti per affrontare uno dei nodi centrali della città”. Il riferimento è anche al sistema della ricerca, che a Pisa ha un peso rilevante: l’Università, colpita dai tagli nazionali, e l’Area del Cnr, dove una parte significativa del personale è ancora in attesa di stabilizzazione. In questo quadro, Auletta denuncia “la svendita di immobili pubblici come le ex Stallette” e il mancato rilancio dell’idea di Pisa come polo dell’innovazione.
Da qui la richiesta che il Comune assuma un ruolo attivo. "È necessario che l’amministrazione presenti una propria ricetta per stimolare le assunzioni e restituire reddito a lavoratrici e lavoratori", ha affermato, ricordando che anche i Comuni, pur non avendo la regia delle politiche del lavoro, possono intervenire con strumenti e progetti specifici.
Nel dup sono stati presentati emendamenti con un pacchetto articolato. Auletta ha spiegato che l’obiettivo è "rendere il Comune un soggetto attivo nella tutela del territorio, nell’offerta di servizi, nell’internalizzazione dei lavori e nel garantire parità di salario a parità di mansione". Tra gli interventi proposti ci sono misure per sostenere il commercio di prossimità e l’artigianato, valorizzare i mestieri tradizionali, promuovere percorsi di accesso al lavoro per le persone più fragili, aumentare l’occupazione femminile e contrastare lavoro nero e caporalato.
Un capitolo a parte riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro, per la quale si chiede l’istituzione di un osservatorio comunale. Auletta ha aggiunto che il rilascio delle concessioni di suolo pubblico dovrebbe essere vincolato "al rispetto delle regole sul lavoro e sulla sicurezza", mentre fondi e spazi comunali dovrebbero essere offerti a condizioni agevolate alle imprese che operano nei settori della transizione ecologica, dell’innovazione sociale e della riconversione ambientale.
Tra le idee c’è anche l’introduzione di un marchio comunale che certifichi qualità, sostenibilità e condizioni di lavoro degli esercizi aderenti, con la possibilità di accedere a benefici specifici.
Auletta chiude con una critica politica netta: "Davanti a una politica immobile, che non investe un euro per il lavoro e non dà risposte a chi ha subito gli effetti della crisi, noi proponiamo un cambiamento del paradigma economico. Bisogna rimettere al centro i diritti e costruire un’economia capace di ridurre le disuguaglianze".