Attualità

L'intelligenza artificiale in aiuto delle terapie

Quando l’intelligenza artificiale aiuta a personalizzare le terapie per le persone a rischio demenza. Lo studio di un ricercatore pisano

Paolo Bosco

L’intelligenza artificiale per arrivare ad una diagnosi più fine sulle demenze che colpiscono gli anziani e trovare non solo nuove terapie personalizzate, ma anche comprendere quale sia il ruolo delle infiammazioni cerebrali. 

E’ l’obiettivo dello studio per il quale dottor Paolo Bosco, ricercatore dell’IRCCS Fondazione Stella Maris, ha ottenuto un finanziamento di 450 mila euro nell’ambito della ricerca finalizzata del ministero della Salute dedicata ai giovani ricercatori. 

Lo studio dal titolo: “Identificazione di biomarcatori di neuroinfiammazione e di imaging per mezzo di tecniche di intelligenza artificiale guidate dai dati, al fine di risolvere il problema dell’eterogeneità dei soggetti anziani a rischio di demenza e per disporre adeguate strategie preventive” avrà una durata triennale e oltre all’IRCCS Fondazione Stella Maris (FiRMLAB), coinvolgerà l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (Unità di Neurologia) e l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas (Laboratorio di patologia e patologia cerebrale) di Milano.

Paolo Bosco è un fisico, laureato all’Università di Torino, che fin dalla tesi di laurea ha applicato le tecniche della fisica alle immagini mediche, prima alle mammografie e poi, a Genova durante il Dottorato di ricerca, alle immagini di risonanza magnetica (RM) cerebrale di pazienti con malattie neurodegenerative. Dopo tre anni al Fatebenefratelli a Brescia, è passato all’INFN di Pisa dove ha lavorato al progetto Arianna sulle immagini RM cerebrali dei bambini con autismo, fino ad approdare alla Fondazione Stella Maris, nel team diretto dalla dottoressa Michela Tosetti, direttore del Laboratorio di Fisica Medica e Risonanza Magnetica, che da anni lavora per conoscere i meccanismi delle demenze e come rallentarli. 

Qui, da fisico che applica le tecniche di “machine learning”, il dottor Bosco cerca di far parlare i dati, cercando quelle correlazioni tra diagnosi, cure e risultati con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia delle terapie. Conoscenze che sono alla base dello studio premiato dal Ministero della salute.