Luca Poli è uno scrittore della provincia di Pisa. Ha pubblicato romanzi con Carmignani Editrice tra cui il recente epistolare “Aloha” e pochi giorni fa ha sposato il suo compagno, Alessandro Cheli, con una cerimonia semplice e piena di significato sulle colline di Stazzema, in Versilia. Abbiamo parlato con lui della loro storia, di cosa significhi oggi vivere liberamente il proprio amore e di come le barriere – fisiche e sociali – si possano davvero abbattere.
Luca, partiamo da lei
“Ho fatto coming out in famiglia molti anni fa. All’inizio i miei genitori non erano contentissimi, erano preoccupati, un po’ guardinghi. Finché un figlio ti dice di essere gay ma non ti presenta nessuno, rimane tutto astratto. Quando poi ho presentato Alessandro, che oggi è mio marito, anche lì non è stato semplice. Ma col tempo hanno visto che è un bravissimo uomo, un’anima d’oro. Alla fine non hanno potuto far altro che accettarlo e volergli bene”.
Qual era la loro preoccupazione principale?
“Più che altro si chiedevano cosa avrebbe detto la gente. Per loro era difficile accettare che io pubblicassi le nostre foto, che si vedesse che ci tenevamo per mano. Mi dicevano “ma devi per forza metterle?”, “non bisogna sbandierare”. Io invece ho sempre pensato che la libertà passi anche da questo. Se posso pubblicare le foto della laurea o dei miei libri, perché non quelle con il mio compagno? Le cose cambiano piano piano, anche con l’esempio”.
Col tempo quindi le cose sono cambiate davvero.
“Sì. Hanno visto che io e Alessandro stiamo bene insieme. La nostra felicità ha parlato per noi. E credo che abbiano capito che non c’era niente da temere”.
Alessandro ha saputo far breccia nel suo cuore accettando un’altra parte di lei
“Sì, ho una disabilità dovuta a una nascita prematura. Sono nato di 25 settimane, cinque mesi e mezzo. Questo mi ha causato problemi di rigidità e di equilibrio. Cammino con le stampelle e ho bisogno di aiuto per alcuni movimenti, ma cerco di vivere la mia vita con leggerezza. Ho imparato a non vergognarmene e a scherzarci sopra, perché se non ti prendi mai in giro non sopravvivi”.
Come vi siete conosciuti con Alessandro?
“Nel luglio del 2022. Avevo una presentazione alla Feltrinelli di Pisa. Invece di invitarlo a bere un caffè o a cena, gli ho proposto di venire al firma copie. Così, senza troppi formalismi. Io ero un po’ sulle mie, forse più timido, ma lui si è fatto avanti. Non è invadente, è riservato, però sa come muoversi. E piano piano ci siamo trovati”.
La proposta di matrimonio invece com’è arrivata?
“In realtà l’idea di sposarci l’avevamo già detta tra noi, chiacchierando. Poi lui, a San Valentino, mi ha portato a cena in un ristorante giapponese, a mangiare ramen. A un certo punto ha tirato fuori l’anello e si è inginocchiato. Tutti nel locale si sono fermati e hanno applaudito. È stato bellissimo”.
La vostra unione civile si è svolta il 27 Settembre a Stazzema, in un bed and breakfast chiamato “L’Antico Asilo”, affacciato sulle Alpi Apuane. Una scelta nata quasi per caso. Perché proprio lì?
“L’abbiamo scoperto per caso. L’ultimo dell’anno tra il 2023 e il 2024 cercavamo un posto dove andare a festeggiare. Tutto era pieno. Su internet ho trovato questo B&B, “L’Antico Asilo”. Mi ha risposto la titolare, Daniela, una signora friulana che cucina per gli ospiti. Ci siamo trovati benissimo: una casa di campagna con sette camere, piatti toscani e friulani, un’atmosfera familiare. Così ci siamo tornati a Pasqua e poi le abbiamo proposto di sposarci lì”.
Inusuale un B&B per un matrimonio
“Infatti all’inizio era perplessa. Ci ha detto che non aveva mai fatto un matrimonio, che di solito prepara pranzi per dieci o quindici persone. Ma ci voleva aiutare. Ha organizzato tutto, riservando la struttura solo per noi per due giorni. Eravamo in quaranta, e per quei due giorni “L’Antico Asilo” è stato davvero nostro. Ringrazio anche la Pasticceria Tonlorenzi di Ripa di Seravezza per la nostra torta”.
Com’è stata la giornata del matrimonio?
“Indimenticabile. Avevamo due opzioni: se fosse piovuto, la cerimonia sarebbe stata dentro, col caminetto acceso. Invece è stato un sole pieno, un caldo incredibile. Così abbiamo apparecchiato fuori, in giardino, con le Apuane sullo sfondo. C’era un’amica di Alessandro, arrivata da Londra, che è una sciamana: ha celebrato un rito metà classico e metà spirituale. Ha acceso una candela rossa e ha invitato ogni persona presente ad avvicinarsi e a darci una benedizione. C’è chi ci ha augurato amore, chi serenità, chi prosperità. Anche i più anziani si sono alzati e hanno partecipato. È stato emozionante”.
C’è un momento che ricorda più degli altri?
“Quando siamo usciti dalla camera e abbiamo trovato tutti lì, ad applaudirci. Oppure quando i miei genitori, che erano stati così scettici, si sono commossi. Non abbiamo lanciato riso, ma petali di rosa. C’era il sole, il profumo dei fiori, il panorama. Tutto perfetto, come in un film americano, ma con la nostra semplicità”.
Continua a scrivere?
“Sì. Ho ripubblicato il mio primo romanzo, Clochard, e ho terminato un nuovo libro. Il mio ultimo libro invece era Aloha, un romanzo epistolare ambientato tra la Versilia e le Apuane. Quelle stesse zone dove poi la vita mi ha portato davvero. Per vent’anni ho passato le vacanze a Pietrasanta, non immaginavo che proprio lì avrei trovato l’amore”.
E Alessandro?
“Lavora a Scandicci, in una ditta che produce apparecchiature per ottici. È una persona dolce, concreta, semplice. Mi ha accettato per quello che sono, senza esitazioni. Non ha mai visto la mia disabilità come un problema”.
Oggi cosa ti auguri per il futuro?
“Solo di continuare a scrivere e a vivere con serenità. Ci sono ancora tanti pregiudizi, ma io credo che si possa cambiare solo se ci si mostra per quello che si è. Io pubblico sui social le foto con Alessandro come chiunque altro: la normalità passa anche da questo. Alla fine, l’amore vince su tutto. Anche sulle paure degli altri”.