Lo spessore è di 3 micron, ovvero un milionesimo di metro. L'applicazione è praticamente universale, su superfici irregolari e flessibili, come foglie, lenti ottiche o addirittura bucce d'arancia. Sono i dispositivi elettronici ultrasottili sviluppati dagli scienziati del Dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa, un grande passo avanti nelle ricerche sull’elettronica conformabile.
La ricerca, frutto di una collaborazione tra Ateneo pisano, Iit Milano ed Epfl, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nano Letters. "Adattare l’elettronica perché si conformi perfettamente a superfici curve e irregolari è un obiettivo difficile, ma che al tempo stesso può aprire la strada a una serie infinita di applicazioni - ha detto Gianluca Fiori, docente di Elettronica - sia a livello industriale che in campo medico".
"Il dispositivo ha uno spessore estremamente ridotto e ha come substrato un polimero flessibile, che può aderire perfettamente ad ogni tipo di superficie - ha specificato - in un centimetro quadrato possiamo integrare moltissimi transistori e la nostra prossima sfida sarà quella di realizzare circuiti complessi, in grado di essere applicati per esempio al cibo, per monitorarne il deterioramento all’interno della catena di produzione, trasporto e vendita, in modo da ridurre gli sprechi alimentari, oppure al corpo stesso, per monitorare parametri fisiologici in modo non invasivo".
L’applicazione di nanodispositivi flessibili e conformabili al campo biomedicale è una ricerca di frontiera che Fiori sta portando avanti nel progetto Skin2Tronics, finanziato di recente dall’Unione Europea con lo Erc Synergy Grant, i finanziamenti più competitivi e prestigiosi per la ricerca.
"Il lavoro di produzione del dispositivo prevede un processo complesso, che richiede macchinari all’avanguardia - ha aggiunto Federico Parenti, dottorando del Dipartimento e primo autore dell'articolo - in particolare, abbiamo messo a punto una stampante a getto d’inchiostro in grado di definire strutture con risoluzione micrometrica, superando i limiti delle stampanti attualmente in commercio. Il dispositivo elettronico è il risultato di una combinazione di tecniche microelettroniche standard di deposizione dei materiali e più avanzate, come appunto la deposizione per mezzo di inchiostri".
"I transistori così fabbricati - ha concluso Elisabetta Dimaggio, ricercatrice in Elettronica - riescono a raggiungere ottime prestazioni, e sono quindi perfettamente integrabili in circuiti elettronici più complessi, sia digitali che analogici. Inoltre, la nostra ricerca ha dimostrato che questi dispositivi mantengono i livelli di performance richiesti anche sotto ripetuti stress da piegamento".