Cronaca

Querelle Casa della donna-Buscemi, il Gip archivia

Archiviata la querela presentata dall’ex assessore. Per il Gip di Pisa da parte dell'associazione nessun intento diffamatorio ma legittima critica

Una manifestazione della Casa della Donna per chiedere le dimissioni da assessore di Andrea Buscemi

Lo scorso 1 luglio il Gip di Pisa ha notificato l’archiviazione della querela che nel 2019 Andrea Buscemi aveva presentato contro Carla Pochini, presidente dell'associazione femminista Casa della donna, ed Elisabetta Vanni, attivista della stessa associazione e promotrice della petizione online che, con oltre 45mila adesioni, chiedeva le dimissioni di Buscemi da assessore alla cultura del Comune di Pisa per le sue vicende giudiziaria.

A comunicarlo con soddisfazione è proprio la presidente Pochini che nel 2018, insieme alle attiviste della Casa della donna e a centinaia di cittadine e cittadini, aveva dato vita ad una lunga e animata protesta, arrivata fino al Parlamento europeo.

“Dopo che lo scorso agosto il sindaco di Pisa Michele Conti ha ritirato la nomina di Andrea Buscemi ad assessore, eravamo soddisfatte ma non del tutto" ha commentato Pochini, che ha aggiunto: "Oggi finalmente il gip archiviando la querela ha messo una parola fine a quella vicenda sottolineando l’infondatezza delle accuse che ci muoveva Buscemi”.

"Il gip ha accolto le nostre argomentazioni - ha spiegato Ezio Menzione, avvocato che ha curato la difesa di Carla Pochini ed Elisabetta Vanni - dichiarando che da parte delle mie assistite non c’era l’intento di diffamare ma vi era solo una legittima critica. Quest’ultima è una precisazione importante perché il giudice che ha disposto l’archiviazione non si è fermato alle questioni formali ma ha affrontato, seppur brevemente, la sussistenza o meno della diffamazione”.

“Quanto scrive il gip di Pisa conferma un principio sacrosanto - ha ribadito la presidente della Casa della Donna -. Criticare una scelta politica e chiedere, con proteste pacifiche, le dimissioni di un amministratore o di chiunque ricopra un incarico pubblico perché giudicato colpevole di violenza non è un atto diffamatorio e illegittimo ma un dovere civico. Tutti i giorni nel nostro centro accogliamo donne che subiscono violenza e non possiamo certo tollerare che a chi esercita violenza sulle donne venga addirittura riconosciuto un ruolo istituzionale e di rappresentanza di tutta la cittadinanza. Tacere significa colludere e noi sappiamo quanto la violenza sulle donne si alimenti di silenzio e indifferenza".