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Strategia e stili di vita per guarire dal diabete

Pubblicato sulla rivista "Science Advances" uno studio coordinato dall’Unità operativa di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Aoup

Da sinistra Carmela De Luca, Chiara Saponaro, Silvia Del Guerra, Marta Tesi, Mara Suleiman, Lorella Marselli, Giuseppe Penno, Piero Marchetti

Si può “guarire” dal diabete di tipo 2? A questa domanda risponde uno studio coordinato dall’Unità operativa a direzione universitaria di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Aoup, diretta da Giuseppe Penno, che è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista "Science Advances". La ricerca ha identificato le caratteristiche che si associano al recupero della secrezione insulinica e i meccanismi molecolari coinvolti, studiando la funzione delle cellule che producono l’insulina.

“E’ stato un progetto molto articolato e complesso, iniziato e guidato dal professor Piero Marchetti, già ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa, – ha spiegato Mara Suleiman, ricercatrice a tempo determinato su progetto Pnrr e capofila dello studio - e che, progressivamente, ha visto coinvolte diverse altre strutture a direzione universitaria dell’Aoup insieme ad altri centri di ricerca, tra cui il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore, le Università di Siena e Genova e gruppi internazionali a Bruxelles, Barcellona, Lille, Losanna, Philadelphia”.

Il diabete mellito di tipo 2 è la forma più comune di diabete (circa il 90% di tutti i casi). Nel 2024, secondo la International Diabetes Federation, nel mondo c’erano 589 milioni di persone dai 20 ai 79 anni affetti da diabete (di cui oltre 5 milioni in Italia). Nel 2045 si prevede che questo numero superi i 700 milioni. Una malattia con un impatto socio-sanitario estremamente gravoso sia per le difficoltà di gestione del controllo glicemico, sia per l’ancora frequente insorgenza di complicanze acute e croniche della malattia. Segnali di speranza arrivano da osservazioni che indicano come, appunto, alcune persone con diabete di tipo 2 ottengano una remissione anche completa della malattia, adottando particolari stili di vita. Si tratta però di una bassa percentuale che diminuisce quando la durata del diabete supera i 4-5 anni e tende ad attenuarsi con il passare del tempo (a meno che non si intervenga con la chirurgia bariatrica).

“Lo studio - ha aggiunto Lorella Marselli, che ha coordinato i principali protocolli sperimentali utilizzati - ci ha anche permesso di individuare farmaci, testati in vari modelli preclinici che, agendo su alcuni specifici meccanismi infiammatori e metabolici, possono promuovere il benessere delle cellule beta, favorendo il loro recupero funzionale e ripristinando una loro adeguata capacità di produrre e secernere insulina”.

“Le competenze acquisite negli anni nel Laboratorio di isole pancreatiche grazie al connubio fra l’attività di ricerca sotto l’ègida del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa e l’attività dell’Unità operativa di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Aoup – ha sottolineato Piero Marchetti - sono state fondamentali per portare a termine questo studio, che sta avendo notevole risonanza a livello internazionale e si colloca nel 5° percentile più alto tra gli oltre 29 milioni di prodotti della ricerca valutati da Altmetric”.

“Tutto questo - ha concluso Maurizia Brunetto, direttrice del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale di Unipi e dell’Unità operativa di Epatologia di Aoup - a dimostrazione di quanto vivace sia la ricerca traslazionale, preclinica e clinica che si svolge in ateneo e in ospedale contemporaneamente all’attività assistenziale di alto livello”.