Lavoro

Protesta dei dipendenti Inps "travolti dal lavoro"

Il personale Inps di tutta Italia in stato di agitazione per le condizioni di lavoro e per un efficace servizio ai cittadini. Presidio anche a Pisa

Lavoratori Inps protestano sotto la sede di piazza Guerrazzi

I lavoratori della sede Inps in piazza Guerrazzi hanno dato vita ad un presidio di protesta a un volantinaggio, andati avanti dalle 9,30 alle 11 di questa mattina, in linea con lo stato di agitazione nazionale dei dipendenti Inps indetto il 30 giugno dai sindacati Fp-Cgil, Cisl Fp, Confintesa Fp e Confsal Unsa.

Lo stato di agitazione, hanno spiegato i segretari pisani di Cgil e Fp-Cgil Mauro Fuso e Leonardo Fagiolini - è stato indetto "per la violazione da parte dell’Amministrazione di accordi sulla sicurezza dei lavoratori, firmati solo pochi giorni prima". 

"Sono state fissate quattro giornate (dal 6 al 9 luglio) di assemblee di tutti i lavoratori - hanno proseguito i due sindacalisti - per affermare e cercare di informare tutta la cittadinanza sul fatto che l’Inps pur avendo chiuso le sedi, ha mantenuto i canali telefonici e la posta elettronica sempre presenziati attraverso il personale che non ha mai interrotto l’attività, lavorando fin da subito da casa in Smart Working, spesso anche con strumenti propri e con orari ben più ampi all’ordinario pur di garantire le prestazioni, con senso del dovere e la consapevolezza del ruolo sociale da svolgere. Una situazione eccezionale in cui le richieste di prestazioni si sono moltiplicate e l’enorme numero di prestazioni erogate sono esclusivamente frutto del lavoro dei dipendenti dell’Istituto che hanno messo in campo ogni sforzo possibile per dare risposte immediate a tutti i cittadini in questa situazione drammatica per tutti. La campagna mediatica, che un certo tipo di propaganda ha diffuso, li ha colpiti e additati come responsabili dei ritardi, ma i numeri enormi di prestazioni erogate parlano da sé rappresentandoci una mole di lavoro del tutto inusuale affrontata con strumenti e un’organizzazione modulati sulla normalità e non adatti ad un evento così deflagrante com’è stata l’epidemia da coronavirus".

"Comprendiamo e condividiamo il malcontento dei lavoratori dei pensionati e dei cittadini per i ritardi che ci sono stati - prosegue la nota della Cgil -, ma riteniamo del tutto ingiusto imputarli ai dipendenti dell’Inps, quanto ad un sistema organizzativo aziendale che ha avuto difficoltà e disfunzioni, talvolta molto pesanti. Analogamente siamo solidali con quella parte della cittadinanza non provvista di tutti gli strumenti informatici, e che spesso coincide con la fascia più debole della popolazione, e che necessita quindi di interlocuzione in presenza presso gli uffici Inps".

"Oggi - concludono - quello che si chiede è che l’Amministrazione Inps ottemperi ai suoi obblighi di tutela e salvaguardia dei suoi dipendenti e che ciò deve e può essere fatto nel rispetto delle giuste istanze dei cittadini. Denunciamo il comportamento dell’Amministrazione Inps a cui si chiede di smettere la guerra dei numeri, usati anche strumentalmente per attacchi politici, mortificando così il sacrificio e l’impegno di tutto il personale. Chiediamo invece all’Inps di diffondere i dati, fare chiarezza, contrattare il lavoro da remoto come dice la legge e concordare con le rappresentanze sindacali modalità di apertura delle sedi efficace e tarata sulle nuove necessità nel rispetto della salute e sicurezza di tutti, lavoratori, lavoratrici, e cittadini".