Capire perché l’artrite reumatoide non guarisce del tutto e quali meccanismi impediscono una remissione completa e stabile sono le domande al centro del progetto di ricerca “Investigating the role of fibroblast-macrophage crosstalk via lactate in regulating tissue repair in rheumatoid arthritis”, che si concentrerà sul ruolo del lattato nella comunicazione tra le cellule delle articolazioni. Finanziata da Foremu, la research in rheumatic and musculoskeletal diseases con un grant di 200mila euro, lo studio sarà coordinato da Valentina Pucino, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Oxford e l’Università di Birmingham.
L’artrite reumatoide è la più comune forma di artrite autoimmune infiammatoria e colpisce circa lo 0,5–1% della popolazione mondiale. Nonostante i grandi progressi scientifici e lo sviluppo di terapie biologiche, un paziente su tre non risponde adeguatamente ai farmaci oggi disponibili, con conseguenze significative sulla qualità della vita e sui costi sanitari. Nelle articolazioni infiammate, infatti, si accumula lattato, una sostanza prodotta in eccesso dalle cellule che lavorano in modo disordinato a causa dell’infiammazione cronica. Studi precedenti hanno mostrato come il lattato possa agire da “messaggero” tra le cellule, influenzandone il comportamento: un meccanismo già osservato in organi come cervello, fegato e muscoli, nonché nel cancro. Tuttavia, il suo ruolo nel regolare la funzione delle cellule presenti nelle articolazioni non è ancora stato chiarito.
“Il progetto punta a colmare questa lacuna, esplorando se e come il lattato contribuisca a mantenere l’infiammazione e valutando la possibilità di bloccare specifici sensori del lattato per favorire la riparazione tissutale. Una strada - ha commentato la dottoressa Pucino – che potrebbe portare all’identificazione di nuovi bersagli terapeutici e marcatori predittivi in diverse patologie croniche infiammatorie, con benefici potenzialmente rilevanti per i pazienti e per la sostenibilità dei sistemi sanitari”.