Cronaca

Vendute in spose, le reazioni della politica

Primo arresto in Itlia con il Codice Rosso. Il sindaco Conti: "Pratiche non più accettabili nella nostra epoca. Ci batteremo per sradicarle"

Il sindaco Michele Conti

"Di recente questa Amministrazione Comunale ha chiuso un campo nomadi perché siamo consapevoli che è in certi ambienti chiusi che si alimentano pratiche e usanze non più accettabili nella nostra epoca ai danni di giovani donne che devono essere libere di scegliere il proprio destino". A parlare è il sindaco di Pisa Michele Conti, che in una nota commenta l'arresto a Pisa per costrizione o induzione al matrimonio, il primo in Italia avvenuto con il Codice Rosso entrato in vigore il mese scorso (vedi articoli collegati).

"Chiunque vive nel territorio italiano deve avere piena consapevolezza di essere soggetto e tutelato dalle leggi dello Stato e di non subire usanze e riti che vengono da culture ormai superate e che non tengono in conto il ruolo dell’individuo, in particolare della donna - aggiunge Conti- Ci batteremo per sradicare queste usanze, come la “induzione al matrimonio”, che oggi sono a tutti gli effetti riconosciute reati dalla legge; ringrazio la Procura della Repubblica di Pisa e la Squadra Mobile della Questura di Pisa per la brillante operazione portata a termine".

"Quello del primo arresto in ottemperanza del cosiddetto Codice Rosso avvenuto a Pisa - commenta la vicesindaco Raffaella Bonsangue - è un primato italiano che non ci conforta e conferma casomai la necessità di questa nuova legge, nata proprio per il contrasto delle violenze domestiche ai danni soprattutto di donne, con l’introduzione della nuova figura di reato della induzione al matrimonio che ha consentito alle forze dell’ordine e alla magistratura di portare a termine questa operazione grazie alla coraggiosa denuncia delle due giovani donne. C’è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto sul piano culturale, per impedire odiosi soprusi, in questo caso ai danni addirittura di due figlie colpevoli soltanto di volere decidere la propria vita da sole, senza imposizioni patriarcali peraltro non dettate da chissà quali nobili principi bensì dalla “vendita” delle stesse a due pretendenti sposi".

"I fenomeni che emergono dall'inchiesta di Pisa sono in netta contraddizione con la libertà delle donne - ha commentato il presidente della Regione Enrico Rossi- Vendere le proprie figlie e combinare matrimoni in Italia non può essere tollerato per nessuna ragione. La Regione Toscana sta dalla parte delle giovani donne, sollecita e sostiene le indagini e ogni forma di mobilitazione culturale per promuovere la parità di genere e per denunciare queste forme brutali di asservimento delle donne. Allo stesso tempo promuove i servizi di protezione e sicurezza delle vittime di violenza e di chi subisce qualunque riduzione della propria libertà individuale. È inaccettabile che si scambi l'integrazione con un regresso della condizione delle donne e del rispetto dei loro diritti inalienabili".

"Episodi come questo - ha detto la consigliera regionale del M5s Irene Galletti- fanno inorridire e comprendere quanto sia stata necessaria l’istituzione del Codice Rosso per questo tipo di reati. Codice fortemente voluto dal M5S e dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Non bisogna mai abbassare l’attenzione: è necessario denunciare ed essere vicini alle vittime di questi crimini odiosi. Oggi possiamo dire che grazie al Movimento 5 stelle lo Stato c’è”.