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Pronto polpastrello bionico dotato di sensori

L'hanno messo a punto i ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna. Entro un anno i primi test sull'uomo. La presentazione al NIDays a Milano

Sviluppato in Italia il polpastrello bionico, dotato di sensori capaci di riconoscere tutti i colori del tatto: oltre a percepire la pressione, la morbidezza e la curvatura degli oggetti, è in grado di riconoscerne persino la texture, distinguendo ad esempio il cotone dalla seta e le diverse lavorazioni del jeans. L'hanno messo a punto i ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, che prevedono di condurre i primi test sull'uomo entro un anno.

Il primo obiettivo è quello di migliorare le protesi di mano bionica per i disabili, ma le possibili applicazioni vanno ben oltre, spaziando da robot industriali sempre più agili a una nuova generazione di tv e smartphone tattili per stringersi la mano a distanza. I risultati dei primi esperimenti sono stati presentati a NIDays 2015 a Milano, il forum tecnologico organizzato da National Instruments, che collabora con tecnici e ingegneri di tutto il mondo fornendo piattaforme hardware e software per accelerare la ricerca.

“Il polpastrello artificiale è composto da una matrice in cui sono immersi piccoli sensori che simulano la distribuzione dei recettori nervosi naturalmente presenti sulla punta delle dita – spiega Calogero Oddo, direttore dello Human Machine Nexus Laboratory dell'Istituto di Biorobotica di Pisa –. L'intero sistema, grande quanto una moneta da 50 centesimi, è capace di percepire e codificare tutte le dimensioni dell'esperienza tattile: un passo importante per il miglioramento delle protesi di mano, come passare dalla visioni in bianco e nero a quella a colori”.

Al di là delle applicazioni in campo biomedico, il tatto artificiale potrebbe aprire la strada a metodi di misurazione oggettivi e standardizzati, utili per esempio nell'industria cosmetica per valutare la texture dei nuovi prodotti.

“I nostri sensori, una volta abbinati con degli attuatori, potrebbero essere alla base di nuove tecnologie di interazione tattile che – riprende Oddo - potrebbero permetterci per esempio di stringerci la mano a distanza”.