Lavoro

Saracinesche chiuse per donne e over 50

Saldo negativo per il commercio al dettaglio di Pisa e provincia. Peggio abbigliamento e ristorazione, meglio gli ambulanti

I giovani e gli stranieri che aprono, non bastano a compensare la chiusura delle attività gestite da donne e over 50. 
Resta negativo, infatti, il saldo per il commercio al dettaglio in provincia di Pisa. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra gennaio e febbraio il saldo tra aperture di nuove attività e cessazioni è ancora negativo eccezion fatta per gli ambulanti. Un dato tra i peggiori, se non il peggiore negativo, degli ultimi anni: a chiudere, sempre secondo le analisi dell’Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50, mentre ad aprire con maggior frequenza, invece, giovani e stranieri.
Nei primi due mesi del 2014 sono state 119 le attività che hanno cessato in tutta la provincia, 36 delle quali sono nel comune di Pisa. Analizzando le singole categorie, l'unico saldo positivo è tra gli ambulanti: 41 le nuove aperture in provincia (27 le cessazioni), 15 quelle nel capoluogo (solo 5 le chiusure). 

Continua invece la crisi di abbigliamento e ristorazione. Per quanto riguarda il primo settore in provincia tra gennaio e febbraio una sola nuova apertura a fronte di 18 chiusure, a Pisa 5 cessazioni e nessuna nuova iscrizione. Peggio i settori di ristorazione e bar che in provincia registrano un saldo negativo di 37 attività e a Pisa città di 21.
“Il 2013 è stato l’ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto - commenta Marco Sbrana, direttore di Confesercenti Toscana Nord -. Un’eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese. Dopo l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese e adempimenti fiscali, scegliendo invece la strada della
chiusura. Anche perché il mercato interno è ancora in una fase acuta di crisi e la riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi”.
Da Sbrana arriva l'appello. “Dobbiamo restituire agli italiani un po’ di risorse e far ripartire i consumi. Se non troviamo un modo per risollevare la domanda interna, le piccole e medie imprese e non solo quelle attive nel commercio e nel turismo, chiuderanno in numeri sempre maggiori, contribuendo ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dall’Italia. A livello locale bisogna mettersi finalmente a un tavolo per rimodulare le tariffe (dal suolo pubblico ai rifiuti) e soprattutto per lavorare su strumenti urbanistici che regolino le facili aperture le cui conseguenze sono evidentemente negative. Senza dimenticare infine la grande distribuzione; basta con i facili entusiasmi per strutture che non fanno altre che drenare risorse locali con poche ricadute sul territorio”.