Cronaca

"Serve un'unità di crisi", l'immigrazione non è un'emergenza

Non è occasionale, quindi servono politiche a lungo termine. A partire dal potenziamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati

La creazione di un tavolo consiliare permanente, di una unità di crisi a carattere locale e il potenziamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).

Sono questi secondo l’assessore alle Politiche sociali del comune di Pisa Sandra Capuzzi, i punti chiave che permetterebbero di gestire l’immigrazione. “Avendo carattere continuativo - spiega -, la questione dovrebbe essere affrontata con una logica diversa da quella delle emergenze: un’emergenza infatti è un evento straordinario, mentre l’immigrazione è un fenomeno ordinario e in quanto tale ha bisogno di politiche a lungo termine che rispecchino le necessità attuali, ma queste politiche oggi mancano. Il risultato è che, a causa di un servizio di accoglienza non idoneo, i rifugiati rischiano di essere più facilmente intercettati dalla malavita”.

Lo scorso 20 marzo sono arrivate a Pisa 40 persone provenienti dal Mali, dal Senegal, dalla Guinea Equatoriale e dalla Guinea Bisseau. “Tutti - prosegue Capuzzi - hanno richiesto il permesso di soggiorno e fatto richiesta d’asilo. i primi sono già stati rilasciati e daranno loro la possibilità di accedere ai servizi sanitari e di integrazione, tra i quali un corso di italiano”.

Ancora incerta invece, la loro sistemazione in alloggi diversi dalla struttura turistica di Piaggerta, che al momento li ospita. A breve, per 4 di loro, dovrebbe essere disponibile un alloggio a Montecatini Val di Cecina. Altre sistemazioni sono state messe a disposizione dall’università e dalla Provincia, ma a queste servono lavori di manutenzione prima di poter essere abitate.

Non sono esclusi poi, specie con il bel tempo, nuovi arrivi. “Ma il territorio di Pisa - spiega il coordinatore alla legalità del circolo Arci di Pisa Gaetano Spagnuolo - è saturo e non sarà in grado di reagire adeguatamente. Per questo serve un organo permanente che si occupi della questione”.
Nel frattempo si aspettano risposte dalla Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato. Se queste non arriveranno entro tre mesi, ai richiedenti asilo dovrà essere prorogato il permesso di soggiorno.