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La casa di Iva Baglini accoglie le prime pazienti

La struttura donata all'Ail ha aperto le porte a tre donne ucraine con un familiare per ciascuna. Angori: "Abbiamo bisogno di gesti umanitari"

La visita del sindaco Angori alla casa Iva Baglini

Sono arrivate le prime tre pazienti della Casa Ail "Iva Baglini". Tre donne ucraine, che necessitano delle cure della clinica di Ematologia dell'ospedale Santa Chiara di Pisa.

"Si tratta di tre donne piuttosto giovani: Alla, Yuliia e Olona, che sono ospiti da oltre un mese della struttura donata da Iva Baglini - ha spiegato il sindaco Massimiliano Angori - le tre donne provengono dalle città ucraine di Rivne, Vinnytsia e Cherson. Ringrazio già i nostri concittadini poiché mi è stato raccontato che anche la primissima accoglienza a loro riservata è stata molto calorosa, e alcuni si sono prodigati nel portare loro beni di prima necessità".

"Trova così concretizzazione il grande gesto di solidarietà della nostra concittadina Iva Baglini, accompagnato dalla solidarietà di altri nostri concittadini - ha aggiunto - anche il Comune ha fatto la propria parte, riducendo il carico degli oneri di urbanizzazione, così da manifestare la nostra solidarietà verso tale progetto: c'è bisogno di gesti umanitari concreti".

Un momento dell'incontro

La casa "Iva Baglini" è infatti un'abitazione donata da Ivana Barsanti, figlia della signora Baglini, all'Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma e che, ristrutturata, è adibita a ospitare pazienti e i loro familiari in cura presso la clinica di Ematologia del Santa Chiara.

La donazione ha esaudito il desiderio della signora Baglini, affinché, alla sua morte, la casa venisse utilizzata per cercare di alleviare le sofferenze di coloro che soffrono di forme tumorali e che è ora in grado di ospitare 6 persone in tre distinte camere indipendenti, che possono essere occupate da un paziente e un familiare.

Un altro momento della visita

"Tutto ciò non sarebbe potuto avvenire senza la donazione da parte della signora Ivana Barsanti - ha concluso la dottoressa Francesca Biagi, presidente della sezione provinciale di Ail - grazie al suo gesto possiamo contare su di una struttura dove ogni paziente ha diritto ad avere accanto un suo familiare, così come, qualora lo stesso sia ospedalizzato, le camere possono essere a disposizione di due suoi familiari, in un ambiente accogliente, sterile e dotato di tutto ciò che necessitano coloro che soffrono di malattie immunodepresse",