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Lo scrittore Bassem commenta le elezioni israeliane

di - lunedì 08 aprile 2019 ore 11:29

Mancano poche ore all’apertura delle urne in Israele, si respira grande incertezza per l’esito finale. Il clima primaverile è sopraggiunto a riscaldare la campagna elettorale. Ormai è nei fatti che più di un voto sulle idee e i programmi queste elezioni politiche sono diventate un referendum. Il candidato che ha mandato nel panico Benjamin Netanyahu è il generale Benny Gantz, che con la sua lista “Blu e Bianco” resta l’unico in grado di fermare la storia ed impedire al più longevo politico israeliano di continuare a guidare lo stato d’Israele. Netanyahu nelle ultime ore, impaurito da un esito finale davvero inaspettatamente complicato, dopo il lungo silenzio di questi mesi, torna a parlare della Palestina, non curante delle risoluzioni dell’Onu e del sentire della Comunità Internazionale.

Per una manciata di seggi e convincere gli indecisi, per ergersi a paladino dei destini degli israeliani e far confluire sul Likud il voto utile, ha affermato che appena rieletto gli insediamenti israeliani in Cisgiordania saranno annessi allo Stato. Estenderà in quei territori la sovranità d’Israele lì dove dal 1967 è in atto un’occupazione militare. “La linea tracciata da Netanyahu, con queste dichiarazioni e con le scelte politiche verrà seguita dall’appoggio incondizionato di Washington. Non c’è nessuna speranza per i palestinesi.” Queste le parole rilasciateci da Eid Bassem, scrittore e attivista palestinese dei diritti umani, che aggiunge: “Nel mondo arabo si è creata una frattura profonda rispetto alla tradizione. In particolare i Paesi del Golfo spingono per una normalizzazione delle relazioni con Israele. Questa tendenza che diverrà sempre più evidente nei prossimi mesi, a prescindere dal vincitore delle elezioni israeliane, si riflette in un diffuso senso di frustrazione tra i palestinesi. Siamo finiti fuori dall’agenda politica internazionale”.

A Netanyahu non importa se qualche partito di destra (suo potenziale alleato in una coalizione di governo) ci rimetterà le penne, non riuscendo per una manciata di voti a superare la soglia di sbarramento per entrare alla Knesset.

L’importante è far attestare il Likud spalla a spalla con la lista guidata da Gantz. E allora il presidente Rivlin concederà l’incarico a chi è in grado di formare una coalizione. In quel caso, Netanyahu sa che avrà maggiori opportunità di riuscire ad aggregare attorno a se le forze di destra con l’appoggio dei partiti religiosi, andandosi a prendere seggio dopo seggio la maggioranza. E nell’appello lanciato sui social nelle ultime ore dal Premier possiamo leggere la drammaticità di un momento ma anche la grande capacità di parlare alle corde dei suoi concittadini: “Fratelli e sorelle, il governo di destra è in pericolo”, ha detto. “C’è solo un modo per garantire che Lapid e Gantz non formeranno un governo di sinistra, e cioè votare per il Likud, per assicurare che il Likud ed io continueremo a guidare il Paese verso gli enormi risultati che abbiamo portato”.

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